Arriva al cinema il controverso adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo “Cinquanta Sfumature di Grigio”, opera salita alla ribalta grazie alla capacità di media e social network di pubblicizzare un prodotto adatto a ragazzine alle prime esperienze sessuali, come la bibbia delle tecniche trasgressive delle pratiche BDSM, acronimo che identifica una serie di pratiche sessuali basate sulla dominazione e sottomissione. Un’operazione di marketing ben riuscita che ha generato al livello letterale anche due seguiti, Cinquanta Sfumature di Nero e Rosso.
Sorvolando sulla reale qualità dei romanzi scritti da E.L. James, anche produttrice del film in questione, Cinquanta sfumature di Grigio è diretto dalla regista britannica Samantha Taylor-Wood alla sua seconda opera cinematografica dopo il discreto esordio nel 2009 con “Nowhere Boy”, film incentrato sull’adolescenza tormentata di John Lennon, nella quale conferma il suo talento artistico sotto l’aspetto visivo nonostante un livello qualitativo mediocre.
Inutile girarci intorno Cinquanta sfumature di Grigio non funziona. Diretto come un lungo videoclip della durata di due ore il film non è propriamente da buttare ma offre una struttura narrativa fragile, composta da una voglia del “vorrei trasgredire ma non posso”. Dialoghi di origine banali si danno spesso il cambio a delle scene di sesso solo accennate caratterizzate dalla presenza di qualche corda e frustino che a loro volta danno il cambio a scenette da coppia felice in giro con l’elicottero o altro. Il tutto viene sostenuto musicalmente dalle ottime scelte della colonna sonora affidate ad un veterano di Hollywood come Danny Elfman.
Ma in tutto questo i protagonisti come sono? Dakota Johnson (Anastasia Steele) al suo primo vero ruolo da protagonista si conferma una bella figliola, mentre il modello e attore Jamie Dorman (Christian Grey) è il canonico bisteccone messo lì per attizzare le spettatrici femminili. Non aiutati dalla scialba sceneggiatura entrambi gli attori offrono due prove al limite della sufficienza striminzita così come il resto del cast è utile solo per portare colore all’interno di una narrazione fossilizzata sempre sugli stessi temi.
Perché non ti posso toccare? Perché non possiamo dormire insieme? Ti ho detto che non sono fatto per queste cose.
Hai firmato il contratto? No, non ho ancora deciso.
L’intero film è incentrato essenzialmente su dialoghi di questo livello, che tornano di attualità ogni due per due con l’avvicinarsi dell’epilogo non propriamente happy end. Pubblicizzata come un’opera trasgressiva Cinquanta sfumature di Grigio arriva al cinema con un carico di aspettative che ovviamente non saranno rispettate. Tra frustini e richieste di dilatazioni anali alla fine della corsa non ci lasciano vedere neanche una chiappa rossa. Tutto paiette e lustrini.