Amico di vecchia data della vera Margaret Keane, pittrice che negli anni cinquanta e sessanta fu derubata della paternità artistiche delle sue opere dal proprio marito (Walter Keane), il regista americano Tim Burton mette da parte le consuete ambientazioni dark e fantasiose per raccontare al suo pubblico una storia tanto bizzarra quanto reale. Forgiato dalle interpretazioni di due protagonisti adorabili ed insopportabili allo stesso tempo (Amy Adams e Christoph Waltz) il film sembra inizialmente sfuggire al tocco artistico di un talento registico ultimamente troppo pigro nel proporre, spesso anche con esiti deludenti, la stessa formula di successo.
In realtà lo stile di Burton è vivo e vegeto anche in questa opera. Si nasconde all’interno degli enormi occhi malinconici dei bambini protagonisti dei dipinti di Margaret, si compiace dei colori quasi pastello utilizzati per ravvivare l’incantevole fotografia di Bruno Delbonnel e vive nei volti dei suoi bravissimi protagonisti. Per i fan di vecchia data questo Burton non sarà una sorpresa ma solo un piacevole ritorno. Come con le opere di Margaret, Big Eyes, ammalia per le tinte sfavillanti poste in superficie e cattura per il grande cuore caldo che nasconde all’interno di esse.