In origine fu Little Orphan Annie, un fumetto creato da Harold Gray per il New York Daily News. Poi, arrivò il musical che debuttò a Broadway nell’aprile 1977 e si aggiudicò un totale di sette Tony Award e rimase in scena a New York per quasi sei anni. Oggi, la piccola orfanella più amata d’America sbarca sugli schermi con una trasposizione cinematografica affidata a Will Gluck e con il titolo italiano Annie – La felicità è contagiosa.
La nuova Annie, che ha il viso e la voce di Quvenzhané Wallis nominata al Golden Globe per la sua interpretazione, non è un’orfana ma una bambina data in affidamento e le vicende vengono attualizzate e trasposte dagli anni ’30, ambientazione della storia originale, in una frenetica New York con il traffico, le percussioni e le tastiere contemporanee a far da sottofondo. L’attualizzazione, forse, toglie alla pellicola il fascino dell’originale anche a causa del riarrangiamento in chiave pop della colonna sonora sicuramente appetibile a livello commerciale ma che non ha niente dei brani celebri come It’s the Hard Knock Life o il classico Tomorrow.
Tuttavia Annie – La felicità è contagiosa risulta un film solare, positivo: amore, ottimismo e gioia di vivere sono questi i principali messaggi di una commedia allegra che affronta l’abbandono in modo leggero. La felicità è uno stato d’animo che portiamo dentro di noi: in questo Annie diviene maestra per gli adulti perché dimostra una capacità di reagire ed una forza d’animo inaspettate. La sua gioia e la sua saggezza sapranno conquistare piano piano il cuore dell’arrogante politico, interpretato da Jamie Foxx, che imparerà a capire come nella vita non esistano solo i soldi e il potere ma che la vera ricchezza risiede nell’amore e nella famiglia.
L’ottimismo della protagonista, il cui sorriso contagioso accompagna bambini e genitori per tutta la durata del film, e la stramba “Crudelia Demon” dei bambini in affido, personaggio interpretato da una impeccabile Cameron Diaz, sono i punti di forza della pellicola.