Un esordio folgorante. Possiamo così definire ‘71 di Yann Demange, regista franco-inglese di grande talento e sicuro avvenire.
Ambientato durante i troubles nord irlandesi dei primi ’70, racconta le vicissitudini di un giovane militare inglese, trovatosi, suo malgrado, ad affrontare la cupa notte di Belfast solo, ferito e disarmato, mentre da un lato una frangia estrema dell’Ira vuol fargli la pelle e, dall’altro lato, delle schegge impazzite dell’esercito britannico vogliono metterlo a tacere per aver visto qualcosa di troppo.
Film molto interessante, che si incanala nella tradizione indipendente inglese, debitore in egual misura nei confronti di Bloody Sunday di Greengrass e dei vari This is England o Dead man’s shoes, pur con un occhio all’impegno di Ken Loach ed alle atmosfere di Danny Boyle. La fotografia è quella che abbiamo imparato ad apprezzare dai tempi di Trainspotting ed Hooligan (quello del 95): colori mai vivi, volti a richiamare la nebbia delle isole britanniche, immagini poco digitalizzate e molto reali, con le tipiche abitazioni in mattoncini rossi delle periferie dormitorio uguali da Londra ad Edimburgo passando per Cork e Belfast, che abbiamo imparato a conoscere in vacanza studio e leggendo i libri di Nick Hornby ed Irvine Welsh, a fare da sfondo.
La scrittura non è banale e riesce, attraverso il racconto di un episodio, a farci respirare l’aria di repressione e reciproca diffidenza che tutt’ora corre tra unionisti ed indipendentisti nella verde isola. Il carattere del protagonista esce fuori ben delineato, soprattutto nel rapporto col fratello minore, lasciato in istituto prima di partire, che risulta fondamentale nelle motivazioni a superare indenne i pericoli che gli si piantano davanti. Dal punto di vista filmico si abbandona la ricostruzione quasi documentaristica di Bloody Sunday, non si scade nel paternalismo impegnato de Il vento che accarezza l’erba, ma si mantiene una certa equidistanza nel giudicare la cieca e feroce violenza che attraversa l’Ulster. Chi viene giudicato (male) sono i dirigenti politici e militari inglesi, capaci di sacrificare anche i loro uomini pur di far piegare la testa all’Ira. La stessa ricostruzione storica che esce fuori dal film è buona, nonostante leggibile solo tra le righe, e ci aiuta a capire i rapporti di forza interni agli stessi repubblicani irlandesi ed il rimbalzo di responsabilità tra i servizi ed i militari albionici.
Il cast: avevo già incrociato la mia strada con quella di Jack O’Connell, promettente attore inglese, con una delle mie prime recensioni per Daruma. Era lui, infatti, il protagonista di Unbroken di Angelina Jolie. Stavolta non ho potuto fare a meno di notare una discreta somiglianza colla punta della Roma Juan Manuel Iturbe. Attendo il prossimo film per trovare qualche altro aneddoto, intanto ve lo segnalo, ottimo, nel ruolo del protagonista. Il resto del cast è composto da attori e caratteristi britannici di vario livello, tutti comunque azzeccati nell’aspetto e nella presenza, mai sopra le righe come si conviene al cinema indipendente ed impegnato.
La ricostruzione storica si intreccia perfettamente con le tematiche action, il ritmo è buono, senza per questo scadere nel pressappochismo e nella ricostruzione approssimativa, mentre la parziale sospensione di giudizio sul chi sta dalla parte del giusto e chi no, ci aiuta ad immergerci in una dimensione di pura violenza e terrore che ci fanno immedesimare alla perfezione nel braccato protagonista.
Assolutamente consigliato agli amanti del cinema made in GB o Irlanda, agli appassionati di storia del conflitto irlandese e delle atmosfere britanniche. Manca qualche spunto degno di nota sulla colonna sonora, ma non si può pretendere tutto.
Sentiremo parlare di Demange.
Guarda il trailer: https://www.youtube.com/watch?v=EmlxHmCoN5I