Ad 80 anni dalla nascita il gattone blu arriva sul grande schermo italiano grazie alla regia di Ryuichi Yagi, all’esordio alla regia cinematografica e di Takashi Yamazaki, già conosciuto in Giappone per altre produzioni cinematografiche e televisive. Creato dalla mente di Fujiko F. Fujio e icona dell’animazione il film di Doraemon è già campione di incassi in Giappone.
Fedele all’animazione degli anni 80 il film racconta le varie peripezie di Nobita, un bambino delle elementari pigro e svogliato che grazie all’aiuto di Doraemon cercherà di cambiare il suo futuro. Per chi conosce la storia e rammenta le varie dinamiche che accadono nel corso del cartone è inutile ricordare che Doraemon ha il ruolo di maestro di vita per Nobita e tutto il cartone, come il film, ha uno scopo pedagogico rivolto alla crescita personale di ogni bambino. Contrariamente all’anime alcuni aspetti sono stati trattati con superficialità, ad esempio i chiusky, che nel cartone animato erano uno o due a puntata, per dar spazio alla storia, mentre alcuni discorsi dei personaggi, mi riferisco alla prima metà del film, sono un po’ fuori luogo rispetto alla loro età.
Con la grafica volutamente in 3D, per renderlo più attuale ed attirare alla visione le nuove generazioni, la pellicola vede ripristinati al doppiaggio gli stessi doppiatori del cartone animato delle ultime edizioni televisive. Il film nel complesso non è male per una visione senza pretese ma è ovviamente indirizzato ad un pubblico dai 5 anni in su.