É il grande giorno, quello del film più atteso del festival. Esatto, stiamo parlando di “Joker“, film sulle origini del più noto villain di Batman, interpretato da Joaquin Phoenix. E le attese sono ripagate: cupo, brutale, semplicemente spiazzante. Un crescendo di tragico e penetrante malessere che é allarmante e disarmante specchio dei tempi e del sociale.
In conferenza stampa, Todd Phillips non parla del suo “Joker” etichettandolo come una storia tragica, ma piuttosto come un racconto di riscatto, la necessità imprescindibile dell’uomo moderno di emergere dalla massa, diversificarsi, dimostrare a sé stesso e al mondo di essere qualcuno, di esistere. Poi prosegue ricordando: “i film sono sì uno specchio della società, ma non ne sono mai una riproduzione a trecentosessanta gradi. C’è sempre una distanza, uno scarto”.
Un giornalista rivolge poi una domanda a Phillips in merito alla tacita ma presente conflittualità tra DC Comics e Marvel: “può parlarmi di questo aspetto? Lei ha percepito l’urgenza di questa conflittualità – se così possiamo chiamarla – in fase di concepimento prima e realizzazione poi del film?”.
“Joker” infatti è l’ultimo titolo che fa capo all’universo della DC Comics, casa editrice fumettistica genitrice di Batman.
“No, per nulla”, risponde il regista. “Questa conflittualità non mi interessa, io anzi ho realizzato il mio film, la mia personale versione del Joker”.
Ed è la stessa risposta di Joaquin Phoenix al giornalista che gli domanda se per prepararsi al ruolo l’attore si fosse rapportato o ispirato ai suoi “predecessori”, gli altri noti interpreti del personaggio del Joker.
“No”, risponde Phoenix. “Ho voluto dare a quest’ultima versione del personaggio un’impronta del tutto personale”.
“E come si è preparato per il ruolo? Come ha fatto a dimagrire così tanto?”, chiede qualcun altro. La risposta dell’attore è breve e diretta: “semplicemente ho smesso di mangiare!” (risate).
“Joker” è stata la mia unica visione di questa giornata, ma da solo vale almeno altri cinque film visti durante questo festival.
Sono andato a letto soddisfatto, mentre tutti i miei amici da casa mi chiedevano forsennatamente un’opinione in merito a un titolo tanto atteso. Non prima però di un giro di routine nei giardini dell’Excelsior, dove si spera sempre di incontrare questo o quel vip che, beato tra i comuni mortali, si prende un caffè o un after dinner.
Nel mezzo di una numerosa tavolata, scorgo nientepopodimeno che Lina Wertmüller. Quindi mi dico sì, ora posso davvero andare a dormire soddisfatto.