Exploit agiografico e al contempo glorificazione di un’icona, Seberg è telefonato e prevedibile, piatto e senza guizzi, interpretato da una Kristen Stewart fredda e gessata.
Storia di Jean Seberg (Kristen Stewart), diva della New Wave francese che verso la fine degli anni Sessanta entra nello spietato mirino dell’Fbi a causa del proprio coinvolgimento politico e sentimentale con un attivista delle Black Panther.
Cosa funziona in Seberg
La progressione narrativa, a onor del vero incalzante e coinvolgente, riuscito nelle proprie digressioni pseudo-thriller. In realtà, uno degli aspetti più interessanti risiede nella natura del personaggio di Jack Solomon (Jack O’Connell), punto di vista speculare e opposto a quello della donna nonché arbitro morale della vicenda. In quest’ottica il film potrebbe benissimo essere letto come un doppio racconto, un duplice biophic.
Perché non guardare Seberg
Una scelta interessante quest’ultima, astuta alternativa alla rifuggita linearità di una storia sulla carta monotona. Ma non basta a salvare il film, perché nonostante i propri evidenti sforzi Seberg rimane la glorificazione – peraltro ambigua – di un’icona femminile da celebrare a tutti i costi, anche a costo di marginalizzarne difetti, debolezze, quindi umanità.
Mai sincero, raramente onesto, Seberg è una ricattatoria invocazione alla pietà e alla memoria, che prende tematiche corpose e le asservisce alla contemporaneità di tendenze correnti (la presa di posizione femminile nel sociale, in primis), senza però riuscire a creare una vera e propria connessione tra passato e presente, ieri e oggi, sperperando in questo modo l’urgenza di un messaggio che rimane vago e in sottofondo. E, spiace dirlo, ma Kristen Stewart è una delle peggiori attrici della propria generazione.
Seberg sarà prossimamente su Amazon Prime Video