Fulci for Fake, parafrasando un film di Orson Welles (“F for Fake”). Un documentario che racconta soprattutto la vita privata del regista di “Zombi 2”. E in sala si è presentato un piccolo gruppo di “zombie for fake”.
L’attore Nicola “Nick” Nocella, diretto da un fantomatico regista danese di nome Saigon, deve documentarsi per interpretare il personaggio del regista Lucio Fulci. Per farlo incontra amici e colleghi di set, ma soprattutto le figlie Antonella e Camilla, che ben hanno conosciuto l’opera del padre.
Cosa funziona in Fulci for Fake
O meglio: perché guardarlo? Beh, perché amate Fulci e conoscete già il suo cinema, la sua gloriosa quanto altalenante filmografia, la sua influenza sui generi e la sua maniera rivoluzionaria di approcciarsi ad essi. Conoscete già la portata seminale del suo operato e avete visto mille volte “L’aldilà“, “Zombi 2“, “Quella villa accanto al cimitero” senza ancora esserne sazi. Sapete tanto – quasi tutto – dell’artista ma poco dell’uomo.
Perché non guardare Fulci for Fake
Semplice: Fulci for Fake è legato a doppia corda alla conoscenza e all’amore per l’autore “raccontato”. Più che un atto d’amore, un gesto d’affetto per l’artista, avente lo scopo di metterne in luce aspetti e dettagli sconosciuti ai più. Fulci for Fake non è quindi un punto di partenza alla scoperta di Lucio Fulci, ma un punto di arrivo per chi – cinematograficamente – lo conosce già.
Il film, con fare nostalgico e dolente, racconta l’uomo enigmatico e inafferrabile che fu Lucio Fulci, lasciando ai margini la sua filmografia per concentrarsi sui passaggi fondamentali della sua vita. Spesso dolenti, frequentemente tragici, filtrati attraverso gli occhi dell’amata figlia paraplegica. Forse avremmo preferito sentirci raccontare qualche chicca cinéphile in più, ma Fulci for Fake – nonostante l’insistito richiamo delle lacrime – rimane un lavoro pregevole e appassionato su un grande del (nostro) cinema.