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A Un Metro Da Te – La Recensione del film esordio alla regia di Justin Baldoni

Il 21 Marzo sarà al cinema A Un Metro Da Te, primo lungometraggio cinematografico diretto dall’attore Justin Baldoni, con protagonisti Cole Sprouse e Haley Lu Richardson.

A Un Metro Da Te è la storia di Will (Cole Sprouse) e Stella (Haley Lu Richardson), due ragazzi ricoverati nello stesso reparto ospedaliero che scoprono di avere dei forti sentimenti l’uno per l’altra. Ma il destino sembra essere stato alquanto crudele, perché la loro malattia – la fibrosi cistica, in forma più grave nel caso di Will – non solo non permette ai due di stare insieme, ma nemmeno di superare la distanza minima di sicurezza per evitare il contagio, ovvero 2 metri.

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Cosa Funziona in A Un Metro Da Te

È facile farsi prendere dal pregiudizio prima di entrare in sala.

È naturale che venga da pensare “sarà il solito film strappalacrime pieno di cliché del genere e con poca sostanza”.

È ancor più facile credere che possa essere il tipo di film recipiente per uno di quei cocktail cinematografici a base di Teen Star da copertina di Cioè – almeno ai nostri tempi, adesso è un riferimento forse datato, ma sempre valido per rendere l’idea – e storie d’amore improbabili ed edulcorate.

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A Un Metro Da Te riesce nel portare avanti una storia ricca e coinvolgente, emozionante e dotata di un messaggio non importante, ma essenziale: dobbiamo ricordarci di vivere. I due più che capaci giovani protagonisti, così come i loro colleghi – in particolare Moises Arias e Kimberly Hebert Gregory – sanno convogliare la miriade di sentimenti contrastanti che inondano i pensieri e i volti dei loro personaggi – la speranza, la difficoltà, la determinazione, la rassegnazione, il dolore, le piccole soddisfazioni, la voglia di mollare tutto, così come quella di riprendere in mano la propria vita – e rendono credibile e travolgente un’esistenza segnata dal numero di pillole ingerite in un giorno, dai minuti passati senza rischiare di soffocare, o dai metri che li separano dalla persona che amano. Non sempre le pellicole che affrontano temi delicati come le malattie e la convivenza con esse sanno come colpire lo spettatore, pur mantenendo una solida struttura narrativa e una buon equilibrio tra l’aspetto comico e quello drammatico. Justin Baldoni e gli sceneggiatori del film, Mikki Daughtry e Tobias Iaconis, invece, hanno trovato la ricetta giusta.

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Perché non guardare A Un Metro Da Te

In questi frangenti, il rischio di rendere in maniera troppo esagerata alcuni aspetti, o colorare eccessivamente alcuni dei momenti chiave rimanendo vittima di un eccesso di zelo, è davvero alto. A Un Metro Da Te riesce ad evitare per gran parte del tempo questo pericolo, per poi cadervi inesorabilmente nell’ultimo atto, in cui ciò tutto ciò che accade al di fuori dell’ospedale si carica di un effetto cheesy difficile da scuotere via, annacquando in parte il valore complessivo della pellicola.

Nonostante questo, A Un Metro Da Te rimane comunque un’ottima e rinfrescante aggiunta al genere, e vale la visione.

A Un Metro Da Te è in sala dal 21 marzo con Notorious Pictures

Regia: Justin Baldoni Con: Cole Sprouse, Haley Lu Richardson, Claire Forlani, Moises Aria, Emily Baldoni, Parminder Nagra, Kimberly Hebert Gregory Anno: 2019 Durata: 116′ min. Paese: USA Distribuzione: Notorious Pictures

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