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Widows – Eredità Criminale, il ritorno di Steve McQueen al suo miglior film dai tempi di Hunger

In contemporanea mondiale arriva Widows – Eredità Criminale, l’atteso ritorno di Steve McQueen a cinque anni da 12Anni Schiavo

Cinque anni e un buon numero di progetti abortiti separano Widows da 12 Anni Schiavo. Dopo l’incredibile successo economico e critico del suo terzo film, Steve McQueen ha evidentemente deciso che la via del regista pop, commerciale e crowd pleaser (come già il film del 2013 era al cento per cento) era quella giusta per lui. I crudi e visionari esordi, film ultra-indipendenti sulla disgregazione del corpo e dello spirito (corpo e spirito di Michael Fassbender: davvero underground in fondo McQueen non lo è mai stato) sono alle spalle. Con Widows, l’autore inglese abbraccia finalmente la dimensione che gli compete: il cinema popolare, da multisala, addirittura “di genere”, come è in fondo questo heist-movie su larga scala, politico e femminile, furbo e impeccabile. Strano ma vero, è il suo miglior film dall’esordio di Hunger.

La storia alla base di Widows non rende giustizia alla qualità del risultato finale. Scritto in coppia con la Gillian Flynn di Gone Girl, riprende il concetto americano contemporaneo del “it’s a woman’s job”. Cioè, dove gli uomini hanno fallito, è compito del nuovo rampante universo femminile prendere il controllo e imporsi per la prima volta come vera alternativa, politica e narrativa. E’ il tema sottinteso dei mille gender swap di questi anni trumpiani. Widows è in fondo Ocean’s 8, ma meglio. E’ la storia di Veronica (Viola Davis), Linda (Michelle Rodriguez) e Alice (Elizabeth Debicki). Di estrazione e colori differenti, non si conoscono, ma i rispettivi mariti sono morti da poco nel corso di una tentata rapina. Per una rete di circostanze (il plot è vasto e stratificato, con ruoli chiave anche per Colin Farrell, Brian Tyree Henry, Robert Duvall, Liam Neeson, Daniel Kaluuya, Jacki Weaver e Cynthia Erivo), le tre vedove dovranno riprendere dove i mariti hanno fallito, e portare a termine personalmente una rapina suicida.

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Cosa Funziona in Widows – Eredità Criminale

Seppur inglese di nascita, McQueen è nato per il cinema americano, e Widows non fa che dimostrarlo. C’è tutta la programmaticità di un’industria che, ad oggi, intende il proprio prodotto come strumento didattico di istruzione per un pubblico percepito (a torto o a ragione) come ignorante e pericoloso. Il cinema deve proporre esempi giusti, e Widows (come già 12 Anni Schiavo, ma in buona parte anche Shame) in questo è perfetto, il grande film del 2018: c’è il femminismo, ovviamente; ma c’è anche il white priviledge, il patriarcato opprimente, la rivendicazione sul corpo, il puritanesimo protestante (il sesso come abbrutimento e dannazione, tema centralissimo in McQueen), persino la police brutality, en passant, in una scena del tutto slegata dal resto del film, ma centrale nelle ambizioni didattiche di questo eccellente esempio di moderno cinema USA.

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Ovviamente, queste considerazioni non costituirebbero elemento positivo se Widows non fosse anche un film incredibile. Tanto era furbo e piacione McQueen in 12 Anni Schiavo, tanto si dimostra a sorpresa padrone assoluto delle meccaniche crime in Widows. Il film è semplicemente perfetto: teso e brutale nelle scene d’azione, sensibile e controllato nel gestire il lutto intimista delle immense protagoniste, addirittura fantastico quando (vero colpo d’ambizione che eleva il tutto), introduce una sottotrama politica a base di dinastie di potere, gentrificazione, soldi sporchi ed elezioni incombenti. La gestione dell’ensemble cast è impeccabile, e c’è spazio per almeno quattro possibili nomination (Debicki e l’enorme Tyree Henry di Atlanta su tutti). E Widows diventa un affresco gigantesco, tra Mann ed Ellroy, saggiamente strutturato sulle urgenze politiche di questo 2018.

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Cosa non funziona in Widows – Eredità Criminale

Rispetto ai numi tutelari sopra citati, Widows manca necessariamente di spontaneità. Il gioco del “fare la cosa giusta” è abilmente camuffato, ma è lì, e si vede: in un film americano del 2018 la donna protagonista non può morire, non può sbagliarsi, non può mostrarsi inadeguata. Nonostante lo spunto del film sia calare tre borghesi all’interno di un universo criminale che non conoscono, Widows adula le sue eroine, e per loro ha solo la vittoria. Elemento chiaro è il personaggio di Viola Davis: Veronica, guida carismatica del gruppo, ha sempre ragione, ha sempre la cosa più giusta da dire, la situazione sotto controllo. Incarna dei valori idealistici che cozzano inevitabilmente con il presunto “realismo” di un film che non può e non vuole rinunciare al lieto fine totale. Sono peccati intrinseci nel cinema mainstream USA di oggi: la drammaticità deve poter essere sacrificata in nome di un messaggio positivo.

Con Widows Steve McQueen diventa regista pop a pieno titolo, e raggiunge forse l’apice di questa sua seconda parte di carriera. E’ tutto quello che, a Hollywood, dovrebbe essere un film contemporaneo: un racconto vasto, popolare, forte ma istruttivo, positivo e progressista. E il film è proprio questo, un noir vecchia scuola tra i migliori di questi anni, aperto ad un nuovo pubblico che, senza il bollino del “messaggio”, un film d’azione non lo andrebbe mai a vedere. Furbo e magistrale, è uno dei grandi film del 2018.

Widows – Eredità Criminale sarà al cinema dal 15 novembre con 20th Century Fox

Regia: Steve McQueen Con: Viola Davis, Michelle Rodriguez, Elizabeth Debicki, Colin Farrell, Liam Neeson, Robert Duvall, Brian Tyree Henry, Cynthia Erivo Anno: 2018 Durata: 128 min Paese: Gran Bretagna, USA Distribuzione: 20th Century Fox

About Saverio Felici

(Roma, 1993) Lavora nei campi dell'editoria e della produzione audiovisiva. Scrive e collabora tra gli altri con Point Blank, Nocturno e Cineforum.

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