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The Party – Recensione della black comedy britannica diretta da Sally Potter

In Italia dall’otto febbraio, The Party porta in scena sette pesi massimi del cinema e teatro britannico in una commedia nera di Sally Potter.

The Party (GBR, 2017) mette in scena ancora una volta quella che è ormai una piccola ossessione del cinema (soprattutto europeo) di questo decennio. I film su borghesi falsamente progressisti ma in realtà meschini e rancorosi esistono da che esiste questa categoria umana, così come il kammerspiel, il dramma da camera, è un  formato ormai ampiamente codificato nell’arte narrativa. La declinazione moderna di questi due elementi consiste ad oggi in un mediamente proficuo sotto-genere, in cui un gruppo ristretto di personaggi benestanti e tronfi di retorica liberal si ritrova con un pretesto bloccato in uno spazio chiuso. Lo svolgimento del tema consiste nel far crollare la facciata e l’ideologia politicamente corretta di tali personaggi, e farne emergere attraverso i dialoghi le rispettive grettezze e mostruosità. The Party, della veterana britannica Sally Potter, è il film di intellettuali falsi del 2017. Niente male.

The Party, come accennato, porta il terreno della farsa in Inghilterra. Nella villetta di mattoni, Janet (Kristin Scott Thomas) si prepara insieme al marito Bill (Timothy Spall) a ricevere alcuni ospiti, per celebrare la nomina a ministro ombra della salute (ruolo britannico per indicare i ruoli governativi all’opposizione). All’aperitivo si presentano: April (Patricia Clarkson), inasprita vecchia compagna di battaglie sociali, insieme al suo compagno Gottfried (Bruno Ganz), life coach tedesco e auto-proclamatosi “guaritore”; la coppia lesbo formata da Martha (Cherry Jones), di mezza età e amica di Bill, e Jinny (Emily Mortimer), più giovane e incinta di tre gemelli grazie alla fecondazione in  vitro; il solo Tom (Cillian Murphy), broker cocainomane in crisi con la moglie. Una rivelazione schock via l’altra, l’idillio liberal andrà in pezzi a colpi di meschinità e faide nascoste.

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Cosa funziona in The Party

In The Party il grosso dello spazio, come logico che sia, se lo prende la satira e la scrittura. Optando per un approccio ancor più minimal del solito (bianco e nero, niente colonna sonora), la Potter sembra rifarsi più che altro ai film danesi post-Dogma, altro punto di riferimento importante del sotto-genere, caricando tutto su attori e dialoghi. Chiaro dunque come in The Party il gradimento sia dato in pari misura dall’abilità degli interpreti e dalla bravura nel centrare i bersagli. Entrambi gli obbiettivi vanno alla grande.
The Party è prevedibilmente una galleria di interpretazioni spassose e sopra le righe. Alcuni personaggi sono magari già visti (il grillo parlante nichilista della Clarkson, ruolo fisso in questo tipo di sceneggiature), ma per lo più i ritrattini  beffardi vanno a segno. Il migliore in campo: Bruno Ganz, e in generale il suo segmento di delirio anti-vax. Nella insistita dissacrazione delle guarigioni alternative da web, The Party ha senz’altro i suoi momenti più crudeli.

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Perché non vedere The Party

L’elemento satirico di The Party funziona magari di più di quello inevitabilmente soap-operistico. Per tenere il ritmo altissimo dei 70 minuti la sceneggiatura della Potter infarcisce il tutto di  rivelazioni non particolarmente scottanti: i motivi ricorrenti sono le corna, i problemi familiari, le infelicità nascoste. Il processo è per accumulo, e inevitabilmente qualche colpo va a vuoto. Stona anche un po’ come dei  sette personaggi almeno un paio abbiano un ruolo puramente strumentale, senza uno sviluppo o ruolo interessante, e qualche dialogo tenda al didascalismo (“Io avevo sempre sostenuto che…“, ripetono tutti, increduli di fronte al macero delle proprie convenzioni politically correct).
The Party prende nel complesso una strada piuttosto innocua, quella della classica storiella di corna, senza deviare più di tanto su un territorio politico che forse avrebbe punto maggiormente.

The Party è molto divertente, veloce e tesissimo. Ha un intento provocatorio un po’ troppo scoperto, e alcuni dialoghi meno ispirati fanno sbandare l’insieme. Ma corre ad alto ritmo, centra più bersagli di quanti ne manchi e si pone mezzo punto sopra i vari prodotti analoghi. Almeno due pesi massimi nel cast, allo spettatore scegliere quali.

Regia: Sally Potter Con: Kristin Scott Thomas, Timothy Spall, Patricia Clarkson, Emily Mortimer, Cillian Murphy, Bruno Ganz, Cherry Jones Anno: 2018 Nazione: Gran Bretagna Distribuzione: Academy Two Durata: 71 min

About Saverio Felici

(Roma, 1993) Lavora nei campi dell'editoria e della produzione audiovisiva. Scrive e collabora tra gli altri con Point Blank, Nocturno e Cineforum.

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