Opera prima del regista Christian Marazziti, Sconnessi riporta sugli schermi la nomofobia, la paura di rimanere senza connessione e smartphone. Una commedia corale e irriverente che prova a fare i conti con gli smartphone in quanto scatola nera della nostra società.
Sconnessi racconta la storia di Ettore (Fabrizio Bentivoglio) noto scrittore e nemico pubblico di internet che per festeggiare il suo sessantesimo compleanno organizza un fine settimana nel suo chalet di montagna in compagnia dei due figli Claudio (Eugenio Franceschini) e Giulio (Lorenzo Zurzolo) e di Margherita (Carolina Crescentini), la sua nuova giovane moglie. Al gruppo si uniscono Achille (Ricky Memphis) fratellastro di Margherita, e Tea (Giulia Elettra Gorietti) fidanzata di Claudio. Ad attenderli troveranno Olga (Antonia Liskova) che gestisce lo chalet con estrema precisione e la figlia adolescente di quest’ultima: Stella (Benedetta Porcaroli). Ben presto, a sorpresa, si aggregherà agli altri anche Palmiro (Stefano Fresi) il fratello bipolare di Margherita e Achille, fuggito da una casa di cura. Quando all’improvviso la connessione internet scompare quasi tutti vanno nel panico e solo allora viene fuori la grande difficoltà di ognuno a comunicare facci a faccia.
Cosa funziona in Sconnessi
Cosa faremmo se all’improvviso ci trovassimo senza connessione internet? Partendo da questo interrogativo, Marazziti mette su una commedia dal sapore grottesco che ritrova tutti gli ingredienti di una commedia degli equivoci. La reunion forzata della famiglia allargata e la località sperduta senza wifi , fa emergere i segreti nascosti e costringe le diverse generazioni a confrontarsi anche sulla dipendenza dalla rete. Sconnessi vive di momenti molto divertenti dovuti alla naturale vena comica dei bravi Ricky Memphis e Stefano Fresi, quest’ultimo nei panni di un uomo sopra le righe e al limite del reale.
Perché non guardare Sconnessi
A non convincere in Sconnessi c’è, soprattutto, una poco organica sceneggiatura, scritta dallo stesso regista con Michela Andreozzi e Massimiliano Vado, che non sempre appare lineare e che soltanto nella parte finale riesce a riunire il filo del discorso.
Commedia nostalgica e divertente dal fine più che intuibile, in cui si guarda all’era pre-social media ed a il tempo delle mele con sguardo malinconico.
cambierò ristorante di sushi
Ciao,
grazie per il passaggio 🙂 Dai che la nostra Fede non è stata così severa 🙂 Mi dispiace se il nostro alter ego culinario perde un cliente per colpa nostra 😉