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Io Dio e Bin Laden, Nicolas Cage nella nuova commedia di Larry Charles

Film del 2016 pensato per il mercato home video, trova una distribuzione italiana due anni dopo grazie a Koch Media Io Dio e Bin Laden: Nicolas Cage per il ritorno di Larry Charles. 

Io Dio e Bin Laden altri non è che Army of One, produzione low budget del 2016 di discreto successo sul mercato DTV, arrivato in Italia su grande schermo attraverso Koch Media due anni dopo. E’ l’unico caso tra Europa e America di distribuzione in sala per il film di Larry Charles, chiamato a coprire il vuoto dei cartelloni estivi attraverso la presenza sempre ben voluta di Nicolas Cage protagonista. Già fuori con 211, l’attore americano tiene i suoi consolidati ritmi di quattro film all’anno: Io Dio e Bin Laden nella sua filmografia è già roba vecchia, di dodici film fa. Il fatto stesso che il film arrivi oggi al cinema da noi è assurdo al pari della vicenda che racconta.

La storia di Io Dio e Bin Laden sembra fatta apposta per Larry Charles. La vera vicenda alla base del film vede l’ignorante e semi-psicolabile redneck Gary Faulkner (Cage) convincersi, attraverso visioni causate dalle disfunzioni renali di cui soffre, che Dio (Russell Brand) gli abbia affidato la sacra missione di recarsi in Pakistan per stanare e catturare Bin Laden. Il film, scritto dal drammaturgo Rajiv Joseph, permette a Charles di proseguire sulla falsariga dei film di Sacha Baron Cohen e Bill Maher per cui è famoso: un’altro personaggio impresentabile calato in un contesto inadatto a lui, con l’umorismo scatenato dal contrasto tra soggetto (Borat, Bruno, Aladeen o Faulkner) e ambiente (gli USA politicaly correct, le comuni religiose, o il Pakistan di Al Qaeda). In teoria è impossibile sbagliare. Ma l’ispirazione è vicina allo zero.

io dio e bin laden

Cosa funziona in Io Dio e Bin Laden

Io Dio e Bin Laden funzionerebbe come film anche senza sonoro e in bianco e nero: semplicemente, è un film di per sé, perfettamente quanto involontariamente radicato nella tradizione comica (da Abbott e Costello a John Landis fino a Wes Anderson e mille altri) dell’americano incapace disperso in una location esotica che teme e fatica a comprendere. L’ironia è di grana grossissima, ma basta e avanza a far sorridere.

La vera ragione di vita per Io Dio e Bin Laden però, senza la quale il film non esisterebbe affatto, è prevedibilmente Nicolas Cage. Fedele al suo credo artistico di recitare anche la più triviale e invendibile delle produzioni con la dedizione ossessiva di un De Niro in Toro Scatenato, Cage dà vita al più isterico mega-acting del suo ultimo decennio di carriera – e quindi, probabilmente, dell’ultimo decennio in generale. Il film funziona solo per lui: Cage-Faulkner è inguardabile, esilarante, disgustoso come poche volte. Grasso, con dei capelli ridicoli e la parlata farfugliante, esaltato nella propria americanità becera, si prende Amry of One sulle spalle e ne incorpora da solo tutto ciò che, con più coraggio e voglia di fare, avrebbe potuto essere. In tutti gli altri reparti, difendere il film è durissima.

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Perché non guardare Io Dio e Bin Laden

Io Dio e Bin Laden in quanto film della maturità per Larry Charles, finalmente libero dal ruolo di shooter per i suoi ingombrantissimi collaboratori, è una bocciatura. Con questa storia e questo protagonista, fare un film fiacco è inammissibile. Invece Army of One è quasi un disastro: procede senza ritmo né progressione per metà della durata (il fatidico viaggio in Pakistan arriva dopo quasi un’ora di incomprensibili false partenze),  ingabbia Cage in una serie di gag fisiche spacca-ossa gratuite e reiterate, ma soprattutto, incomprensibile, sembra aver paura delle proprie stesse premesse.

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Io Dio e Bin Laden si dimentica delle potenzialità satiriche della storia e prende la via della slapstick-comedy, sacrificando due dei tre personaggi nel titolo: Bin Laden è praticamente assente (dunque qualunque ironia nera sul tema della guerra al terrore è messo da parte), mentre Dio e il delirio mistico-medicinale di Gary è affidato a due o tre pose telefonatissime pose di Russell Brand. Brand è un personaggio problematico: stand-up comedian e personalità chiave in USA, al cinema non ha mai funzionato, e qui si dimostra ancora una volta incapace di gestire la più basica richiesta di recitazione. L’elemento di satira religiosa, la “guerra sacra” del matto protagonista contrapposta a quella dei terroristi, poteva essere al centro di un film incendiario. Ma la sceneggiatura di Joseph è debole e  generica, da stoner movie qualunque. E Io Dio e Bin Laden diventa un film in cui il protagonista si fa le canne e inciampa in oggetti vari per novanta minuti.

Io Dio e Bin Laden è sopportabile, ma nulla di più. Compie il peccato mortale di disinnescare una premessa che avrebbe meritato ben altro film, come anche un Nicolas Cage al suo apice e colpevolmente castigato in uno sviluppo alla Seth Rogen (se il meglio di un film del genere è nella love story, qualche problema c’è). Rimane un DTV di lusso, al cinema solo di passaggio.

Regia: Larry Charles Con: Nicolas Cage, Russell Brand, Wendi McLendon-Covey, Dennis O’Hare, Rainn Wilson Anno: 2018, Nazione: USA Distribuzione: Koch Media Durata: 92 min

About Saverio Felici

(Roma, 1993) Lavora nei campi dell'editoria e della produzione audiovisiva. Scrive e collabora tra gli altri con Point Blank, Nocturno e Cineforum.

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