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Tanna – Recensione – Un Film di Martin Butler e Bentley Dean

Nominato agli Oscar come Milgior Film Straniero, esce in sala Tanna: dramma aborigeno girato nel 2015 con attori non professionisti e incredibili location australiane.

Storia vera: 1987, isola di Tanna, Repubblica di Vanuatu, Australia. Due giovani amanti appartenenti alla tribù del villaggio Yakel si uccidono perché promessi in matrimonio combinato a membri di una tribù rivale, allo scopo di cementificare i rapporti tra le due fazioni. La piccola tragedia servì ai grandi capi come spinta definitiva per superare la tradizione del matrimonio combinato, da millenni parte del kastom, la religione mistica delle Vanuatu.

La vita che imita l’arte, più che mai: nel 2015 la shakespeariana vicenda è servita ai documentaristi australiani Martin Butler e Bentley Dean per mettere insieme un bizzarro lungometraggio dal taglio documentaristico che ne riproponesse la storia, ambientando tutto in loco e con indigeni della stessa tribù (che mai avevano visto una macchina da presa, né avevano alcun concetto di cinema) ad interpretare i personaggi. Il risultato è appunto questo ipnotico e affascinante Tanna, premiato a Venezia, nominato agli scorsi Oscar e ora finalmente in sala in Italia.

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Gli abbiamo spiegato cos’era un film, e gli abbiamo chiesto se avessero voglia di farne uno. Hanno detto di si.” Così i due filmaker hanno spiegato la nascita di Tanna. I due protagonisti sono i nativi Mungau Dain e Marie Wawa, che insieme agli altri membri della tribù-cast conservano il proprio nome anche nella finzione del racconto, come neorealismo impone. Il risultato non si distacca particolarmente dalla matrice del racconto (Romeo e Giulietta, è chiaro, ma la veridicità documentata della storia crea un bizzarro cortocircuito tra la banalità del plot e la sua plausibilità): i pregi del film, e non potrebbe essere altrimenti, stanno tutti nell’incredibile ambientazione tribale in cui è calato.

Il taglio documentaristico, così reale eppure così astratto nella magnificenza delle immagini, permette di superare la diffidenza nei confronti della storia e rendere meritevole il risultato più della somma delle sue parti. La quotidianità del villaggio in cui il tempo sembra immobile dall’era preistorica, la presenza maestosa e temibile del vulcano-divinità Yahul alle cui pendici vivono e muoiono i personaggi, i volti e i corpi così arcaici e pre-civilizzati: gli elementi più affascinanti di una pellicola che ha nel’impianto puramente visivo la sua principale ragione d’essere.

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E’ dunque Tanna una di quelle opere in cui le immagini veicolano una storia più di quanto facciano dialoghi e personaggi. E’ scelta saggia: la tragedia più sopra le righe viene smarcata, la tentazione del melodramma si dissolve in un’atmosfera onirica e fiabesca. Si vedano le incredibili sequenze sulla bocca del vulcano, dove corpi e facce si imprimono controluce nelle nubi scure di vapore e scintille, o la scena (esilarante!) in cui i due innamorati in fuga cercano riparo nella grottesca missione cristiana, dove catatonici aborigeni vestiti ed educati “alla occidentale” sembrano mimare una goffa parodia dei costumi dei colonialisti inglesi.

Alla fine Tanna deve però andare al sodo, e il tour immaginifico di scene malickiane lascia il posto all’annunciato doppio suicidio e conseguente conversione degli insensibili capi-tribù. Il finale edificante può magari infastidire, ma come risponderebbero Dean e Butler, è solo il documento di una storia vera. Strana eppure universale, come tutto il film.

Regia: Bentley Dean, Martin Butler. Con Albi Nangia, Chief Charlie Kahla, Chief Mikum Tainakou, Dadwa Mungau, Kapan Cook , Linette Yowayin. Anno: 2015 Durata: 104 Paese: Australia Distribuzione: Tycoon Distribution
Nominato agli Oscar come Milgior Film Straniero, esce in sala Tanna: dramma aborigeno girato nel 2015 con attori non professionisti e incredibili location australiane. Storia vera: 1987, isola di Tanna, Repubblica di Vanuatu, Australia. Due giovani amanti appartenenti alla tribù del villaggio Yakel si uccidono perché promessi in matrimonio combinato a membri di una tribù rivale, allo scopo di cementificare i rapporti tra le due fazioni. La piccola tragedia servì ai grandi capi come spinta definitiva per superare la tradizione del matrimonio combinato, da millenni parte del kastom, la religione mistica delle Vanuatu. La vita che imita l'arte, più che…
Commento Finale - 70%

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Piccolo racconto universale di matrice shakespeariana, Tanna trova la sua ragione nella sua incredibile ambientazione, dagli scenari quasi onirici, ai meravigliosi volti dei nativi protagonisti

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About Saverio Felici

(Roma, 1993) Lavora nei campi dell'editoria e della produzione audiovisiva. Scrive e collabora tra gli altri con Point Blank, Nocturno e Cineforum.

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