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Sea Sorrow: Vanessa Redgrave tra impegno sociale e Shakespeare

Sea Sorrow è l’emblematico titolo del documentario diretto da Vanessa Redgrave la quale, a ottant’anni, ha deciso di debuttare dietro la macchina da presa sacrificando l’intrattenimento audiovisivo in virtù di un impegno più alto, quello sociale.

Con un documentario di 74 minuti prodotto da suo figlio Carlo Nero e presentato alla 12^ edizione della Festa del Cinema di Roma, la Redgrave cerca di sensibilizzare le coscienze degli spettatori davanti al macabro spettacolo delle morti in mare di un’indecifrabile numero di immigrati, rifugiati che cercano asilo politico in Europa per poter continuare a vivere, scappando dagli orrori di guerre assurde e fratricide come da persecuzioni d’ogni tipo e natura. Attraverso interviste agli stessi profughi come a personalità coinvolte nella questione a livello sociale o politico, l’attrice britannica conduce per mano lo spettatore in questo periglioso viaggio, sfruttando anche le parole dell’immortale Bardo William Shakespeare per dimostrare come, nonostante il tempo, la letteratura abbia cercato di incarnare le contraddizioni dei nostri tempi, ormai fuori controllo.

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Cosa funziona in Sea Sorrow

La Redgrave sceglie di presentarsi come regista in una veste inedita, abbandonando i tipici rituali che caratterizzano il galateo dello star system e prediligendo, piuttosto, uno stile asciutto e serrato per il suo documentario, evitando accuratamente qualunque trovata registica che possa elevarlo al rango di “prodotto audiovisivo”.

Il film trova il proprio punto di forza lontano dai trucchi della regia, del montaggio, della colonna sonora; nel coraggio e nella capacità di denunciare c’è la grandezza di questa attrice, primadonna soprattutto del teatro britannico, da sempre famosa per le proprie scelte ardite e controcorrente.

Caparbia e determinata, la Redgrave si muove tra persone che hanno perso tutto, territori di guerra, politici più o meno pronti a sposare la sua causa umanitaria: raccoglie le fonti e le testimonianze dirette, scegliendo di accrescere la drammaticità della – già sconvolgente – situazione accostando un ardito parallelismo tra i recenti fatti di cronaca e le parole dell’immortale William Shakespeare.

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Perché non vedere Sea Sorrow

L’ultima fatica, da regista, dell’ottantenne Vanessa Redgrave ha comunque l’aspetto di un tradizionale documentario: Sea Sorrow si limita a raccogliere fonti, testimonianze e interviste seguendo uno schema tradizionale, senza provare ad attuare una “variazione sul tema” che potrebbe portare a un incremento dell’attenzione da parte degli spettatori.

Nonostante il guizzo shakespeariano della parte finale, la regista sceglie di sacrificare la forma in virtù del contenuto, riconfermando la propria scelta programmatica: bisogna badare bene alle azioni che commettiamo nel presente, perché non sono altro che il frutto di vizi di forma commessi nel passato, che dovremo cercare – a qualunque costo – di scongiurare, in nome del nostro futuro.

Regia: Vanessa Redgrave Con: Emma Thompson, Ralph Fiennes, Simon Coates Anno: 2017 Durata: 74 min. Paese: Gran Bretagna Distribuzione: Officine Ubu

About Ludovica Ottaviani

Ex bambina prodigio come Shirley Temple, col tempo si è guastata con la crescita e ha perso i boccoli biondi, sostituiti dall'immancabile pixie/ bob alternativo castano rossiccio. Classe 1991, da più di una decina d’anni si diverte a scrivere e ad imbrattare sudate carte. Si infiltra nel mondo della stampa online nel 2011, cominciando a fare ciò che ama di più: parlare di cinema e assistere ai buffet delle anteprime. Passa senza sosta dal cinema, al teatro, alla narrativa. Logorroica, cinica ed ironica, continuerà a fare danni, almeno finché non si ritirerà su uno sperduto atollo della Florida a pescare aragoste, bere rum e fumare sigari come Hemingway, magari in compagnia di Tom Hiddleston, Michael Fassbender e Jake Gyllenhaal.

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