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Mr Ove – Recensione del film svedese nominato agli Oscar 2017

Dal 31 ottobre finalmente in sala Mr Ove, grandissimo successo svedese dello scorso anno già candidato agli Oscar in due categorie. Diretto da Hannes Holm, Rolf Lassgard protagonista.

Il Mr Ove del titolo (in originale En Man Som Heter Ove, ovvero A Man Called Ove, come nel mercato internazionale) è il 59enne Ove Lindhal (Rolf Lassgard), un quasi-anziano svedese che, a seguito della morte della moglie Sonja (Ida Engvoll) sei mesi prima, è ormai intenzionato a farla finita. Il pretesto gli arriva quando la compagnia per cui lavorava fin da bambino gli da il benservito. Ove, ora solo e senza lavoro, vuole lasciare un mondo che non gli è mai piaciuto granché. Passa le sue giornate a rompere le scatole ai vicini del comprensorio di appartamenti periferici di cui è responsabile e praticamente unico manutentore: gira in tondo tra i prefabbricati, sgrida chi porta in giro il cane, requisisce le biciclette, raccoglie i giocattoli che i bambini lasciano in giro. Tutti quei lavoretti che certi anziani pensionati, per noia o per rancore, ritengono di essere gli unici capaci di fare. Mr Ove, a pensarlo, non ha torto, vista la parata di casi umani che abitano il suo quartiere.

Mentre scoprirà che uccidersi è più complicato di quanto ci si  aspetterebbe, andremo a conoscere in flashback la sua vita: le origini operaie, il matrimonio, i contrasti con i “colletti bianchi” che tanto disprezza. Nel frattempo, una neo trasferitasi madre iraniana (Bahar Pahrs) proverà a guadagnarsi la sua simpatia, ritardandone inconsapevolmente il fatale proposito.

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Cosa funziona in Mr Ove

Mr Ove, grande successo internazionale firmato dal mestierante Hannes Holm, rimette insieme con grazia altalenante il classico racconto dell’anziano brontolone e della sua riscoperta della gioia di vivere attraverso nuove giovani conoscenze (archetipo vecchio quanto il cinema). In Scandinavia il  discorso pare sposarsi bene con la più attuale questione migratoria, trovando naturale incontro in opere come il finlandese L’Altro Volto della Speranza (Kaurismaki di quest’anno, nettamente superiore) ed in questo Mr Ove: a smuovere l’apatia dei vecchi depressi sono ora le minoranze, i nuovi colori e le nuove culture (anche sessuali). L’idea è grande, e l’opera di Holm ci si è guadagnata anche una generosa nomination agli scorsi Oscar (ed un prossimo remake USA con Tom Hanks protagonista).

Mr Ove funziona decisamente meglio come black comedy piuttosto che come dramma. La parte migliore e più inventiva del film è quella iniziale, slapstick e piuttosto cupa: Ove odia tutti, vorrebbe uccidersi ma una serie di inconvenienti esterni continua a frenarlo. Sembra quasi che quel mondo di stupidi, incapace di aprire le imposte bloccate o riparare il riscaldamento, sappia di non poter fare a meno di lui e cerchi in ogni modo di trattenerlo. Bravo Lassgard, con la sua mimica sempre sbigottita e il fisico sgraziato, a rendere la perenne frustrazione di Ove, alle prese con corde che si spezzano e cagnetti che insozzano il vialetto. E ottima anche l’intuizione del consorzio abitativo isolato, microcosmo in cui mettere in scena la vita intera del suo protagonista, ed il suo rapporto con il mondo.

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Perché non guardare Mr Ove

Mr Ove avanza accumulando stereotipi: film del genere è facile che funzionino, ma difficile che eccellano. Lo spunto originale del suicidio difficoltoso lascia presto il posto ad un piuttosto pigro racconto biografico, attraverso il quale vediamo crescere e cambiare il suo protagonista, e con lui il suo paese. La mente va ai classici Forrest Gump o Big Fish, prendendoci fino ad un certo punto. In comune con questi, Mr Ove ha un certo tono infantile e fiabesco, che si scontra però con la sottile malinconia di cui vorrebbe parlare. Infantilismo che prende piede nei terribili flashback pastello che puntellano la narrazione, le macchiette degli impiegati governativi malvagi, la storia patetica di Sonja (con tanto di querelle anti-barriere architettoniche -c’è spazio anche per questo).

L’elemento drammatico di Mr Ove si scioglie nella volontà collettiva di fare una fiaba. L’umorismo nero sparisce nel melodramma colorato. Perfino visivamente il film peggiora: gli attori dei flashback hanno volti e movenze da cartone animato, non somigliano ai loro corrispettivi invecchiati, e le loro avventure sembrano riprese avanzate da un film diverso e incollate dalla produzione, come nel Blade Runner theatrical dell’82.
Mr Ove si lancia nel racconto di una vita bigger than life e ne esce ridimensionato: la luce spegne i contrasti, i personaggi si appiattiscono a strumenti senza personalità, lo zucchero cancella quanto di complesso o problematico era alla base.

Storiella gradevole che non chiede troppo allo spettatore, Mr Ove parte da una divertente situazione di disagio e procede a ritroso, raccontando senza guizzi e con tanto zucchero una storia di cui stiamo per conoscere l’ultimo atto. Fintamente problematico, molto accomodante, Mr Ove è in fin dei conti un film scaccia pensieri e votato al lieto fine lacrimoso. Un film da 26 milioni di dollari, quanti ne ha incassati da quando è stato saggiamente lanciato fuori dai confini.

Regia: Hannes Holm Con: Rolf Lassgard, Filip Berg, Bahar Pars, Ida Engvoll, Borje Lundberg  Anno: 2016 Durata: 116 min Paese: Svezia  Distribuzione: Academy Two

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About Saverio Felici

(Roma, 1993) Lavora nei campi dell'editoria e della produzione audiovisiva. Scrive e collabora tra gli altri con Point Blank, Nocturno e Cineforum.

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