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Le Donne e il Desiderio – Recensione – Un Film di Tomasz Wasilewski

In arrivo il dramma Le Donne e il Desiderio di Tomasz Wasilewski, Orso d’Argento a Berlino per la sceneggiatura. Ritratto di tre donne in crisi esistenziale nella Polonia post-URSS, al cinema dal 27 aprile.

Le Donne e il Desiderio” (in originale Zjednoczone Stany Milosci, distribuito internazionalmente come United States of Love) è il terzo lungometraggio del 36enne enfant prodige polacco Tomasz Wasilewski. Il “prodige” lo diamo un po’ per assunto: la sua fama è accettata per adesso esclusivamente nel mare sommerso dei festival europei, un mondo tanto autoreferenziale quanto improponibile per un pubblico da grande sala. E a giudicare dal poco che si è visto in Italia, è dura augurarsi che nella percezione collettiva Wasilewski diventi il nuovo Xavier Dolan in capo a due anni.

La trama di questo Le Donne e il Desiderio, per il poco che conta: tre archetipi di donne di mezza età insoddisfatte si sfiorano nella algida e alienante provincia polacca del 1990. Il Muro è caduto da poco, si fanno grandi propositi con uno sguardo all’Occidente appena riscoperto. Ma negli interni borghesi, strano ma vero, brulicano frustrazioni matrimoniali e rancore. Agata (Julia Kijowska) disprezza il marito e segretamente spasima per il giovane prete locale; Iza (Magdalena Cielecka) ha una relazione con un vedovo che la rifugge; Renata (Dorota Kolak) vive sola e nutre una morbosa ossessione, tra lesbismo e istinto materno, per Marzena (Marta Nieradkiewicz), sorella di Iza e aspirante modella.

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L’idea stessa di fare un film mettendo il carico da novanta su spunti così vecchi, abusati, obsoleti fino al comico, dovrebbe far suonare più di un campanello d’allarme. Se ci si aggiunge la saccenteria di fotografare i propri ritrattini con un algido rigore bergmaniano, convinti di stare scavando in chi sa quali territori nascosti della psiche femminile, non ci si può aspettare alcun tipo di benevolenza da parte dello spettatore.

Le Donne e il Desiderio non fa mai nulla per stupire, distinguersi, allontanarsi dagli ingombranti (e vetusti) modelli che pesano sul già infausto soggetto di partenza. Le facce bianche, i personaggi catatonici e cadaverici, l’ambientazione (post) Sovietica, i dialoghi rarefatti a mezza voce: va tutto talmente precisamente incontro a quell’idea generale che si ha di un certo cinema mitteleuropeo che, dopo mezzora, ci si comincia a chiedere se non si tratti di una auto-parodia troppo sottile per far ridere. Il dubbio ce lo toglie Wasilewski stesso: nessuna satira, nessuno scherzo metacinematografico è voluto. Ma tanta, tantissima serietà, convinzione di stare sconvolgendo le coscienze sopite del pubblico borghese, con un idea di cinema alla Dogma 95 che era pateticamente vecchia già 20 anni fa (se non 50). Perché tirarsela da Cassavetes  presentando (nel 2017) chicche quali “la moglie insoddisfatta attratta dal parroco” e “la vedova sessualmente confusa” vuol già dire di per se di non nutrire particolare rispetto o interesse per il mezzo cinematografico, così come per il mondo femminile che si pretende di rappresentare; ma quando si sceglie deliberatamente di concludere gli anemici quadretti con colpi di scena pseudo-shock che lo spettatore sgamato ha già intuito da venti minuti, il silenzio imbarazzato vale più di qualunque critica.

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A chi è diretto un film come Le Donne e il Desiderio? A chi sono diretti i centinaia di film identici (stesso soggetto, stesso stile, persino stesse facce e dialoghi) che ogni anno inondano i festival e le poche sale d’essai ancora in attività? Il film è convenzionale, già visto, ma non è popolare. Ha qualche uscita interessante, specie nell’ultimo episodio (il migliore per distacco), e attrici che recitano convintissime di stare regalando al mondo un’opera da ricordare: ma non è un film d’autore pop, da botteghino, alla stregua dei lavori di un Von Trier o un Moretti. Allo stesso modo, il più hardocre del pubblico fan di Bela Tarr e Lav Diaz lo rigetterà per quello che è, un’opera insignificante e di nessun interesse. L’unico target rimasto è quello che, di fatti, gli ha tributato onori e l’Orso d’Argento alla Sceneggiatura a Berlino: la critica istituzionale, da festival, slegata da ogni contemporaneità e pronta, tra un mese, ad incensare un nuovo capolavoro sul tema della crisi matrimoniale. Contenti tutti.

Regia: Tomasz Wasilewski  Con: Julia Kijowska – Magdalena Cielecka – Dorota Kolak  Anno: 2017  Durata: 104 min  Nazione: Polonia, Svezia  Distribuzione: Cinema

In arrivo il dramma Le Donne e il Desiderio di Tomasz Wasilewski, Orso d'Argento a Berlino per la sceneggiatura. Ritratto di tre donne in crisi esistenziale nella Polonia post-URSS, al cinema dal 27 aprile. "Le Donne e il Desiderio" (in originale Zjednoczone Stany Milosci, distribuito internazionalmente come United States of Love) è il terzo lungometraggio del 36enne enfant prodige polacco Tomasz Wasilewski. Il "prodige" lo diamo un po' per assunto: la sua fama è accettata per adesso esclusivamente nel mare sommerso dei festival europei, un mondo tanto autoreferenziale quanto improponibile per un pubblico da grande sala. E a giudicare dal poco…
Commento Finale - 35%

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Già visto, già fatto mille altre volte da mille altre persone, "Le Donne e il Desiderio" è solo l'ennesimo dramma domestico su donne in crisi di mezza età, con unico elemento distintivo una triste ricerca della scena shock.

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About Saverio Felici

(Roma, 1993) Lavora nei campi dell'editoria e della produzione audiovisiva. Scrive e collabora tra gli altri con Point Blank, Nocturno e Cineforum.

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