Per il suo terzo lungometraggio, Il viaggio di Fanny, la regista Lola Doillon si ispira alla storia vera di Fanny Ben-Ami, che racconta in un libro come da bambina sia riuscita a salvare se stessa e le proprie sorelle dalla follia delle persecuzioni naziste.
Vincitore della 46° edizione del Giffoni Film Festival nella categoria Generator +16, arriva nelle nostre sale, nelle sole giornate del 26 e 27 gennaio – in occasione della ricorrenza della Giornata della Memoria – Il viaggio di Fanny che racconta la storia vera della tredicenne Fanny Ben-Ami e delle sue sorelle, lasciate dai genitori in una delle colonie francesi destinate a proteggere i minori dai rischi della guerra. Lì conoscono altri coetanei e con loro, quando i rastrellamenti nazisti si intensificano e inaspriscono, sono costrette alla fuga. Questi bambini dovranno fare appello a tutta la loro forza interiore e al loro coraggio per affrontare pericoli e peripezie nel tentativo di raggiungere il confine svizzero e salvarsi.
Donando al film un senso profondo e un’angolazione “pulita” in grado di offrire al fruitore la possibilità di osservare con una lente diversa una piccola parentesi di una storia così grande e dolorosa, Il viaggio di Fanny sceglie di narrare l’odissea umana sempre ed esclusivamente attraverso lo sguardo della giovane protagonista e dei suoi piccoli compagni di sventura. La Doillon realizza un film privo di vere e proprie scene di guerriglia, o di bombardamenti; il girato non mostra mai il conflitto in modo cruento, ma lascia percepire il dramma dagli sguardi dei protagonisti, dalla violenza verbale, da notizie apprese da terzi. La crudeltà e il pericolo sono comunque presenti in modo costante, la tensione è sempre alta, e ampio spazio è dato al percorso intimo e personale dei bambini.
Un’inverosimile delicatezza caratterizza la pellicola. Omaggio a tutti coloro che hanno perso o messo in pericolo la propria vita per salvarne altre. Ma anche invito a non dimenticare e monito attuale contro ogni forma di disumana persecuzione e violenza. La messa in scena, lineare, fino a sfiorare talvolta la piattezza, pur godendo di momenti di buon cinema, è altalenante nella sua costante ricerca di un registro che forzi equilibrio tra le necessità pedagogiche della narrazione e uno smorzamento della drammaticità degli eventi. Senza spiccate lodi, Il viaggio di Fanny si lascia guardare ma finisce per non lasciare particolare ricordo se non quello del volto straziato, dello sguardo intenso e della forza d’animo della sua coraggiosa protagonista
Road movie che ha il sapore inconfondibile del più classico romanzo di formazione, che si fa a sua volta veicolo di trasmissione della memoria della Shoah, anche se sempre a misura di bambino, Il viaggio di Fanny è la storia di chi è costretto a crescere e a prendere in mano il suo destino, su impulso di una realtà che lentamente gli si sfalda intorno.
Commento finale - 65%
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Il viaggio di Fanny
Vincitore della 46° edizione del Giffoni Film Festival nella categoria Generator +16, arriva nelle nostre sale, Il viaggio di Fanny, ispirato alla storia vera di Fanny Ben-Ami, che racconta come da bambina sia riuscita a salvare se stessa e le proprie sorelle dalla follia delle persecuzioni naziste. Nonostante una messa in scena lineare, a volte fino alla piattezza, accomodando eventi e passaggi narrativi in funzione del loro intento pedagogico, Il viaggio di Fanny è un road movie che ha il sapore inconfondibile del più classico romanzo di formazione, che si fa a sua volta veicolo di trasmissione della memoria della Shoah, anche se sempre a misura di bambino.