Human Flow: Esce in sala dal 2 al 5 ottobre il documentario presentato in concorso all’ultimo festival di Venezia dall’artista cinese AiWeiWei
Human Flow è il punto di vista dell’artista Ai WeiWei, esiliato e ricercato dal governo cinese, sul tema delle migrazioni, o meglio della fuga da case distrutte e dai territori devastati dalla guerra che in centinaia di migliaia di persone intraprendono in questi anni. Secondo le stime ufficiali sono 65 milioni.
Cosa funziona in Human Flow
I migranti sono la notizia di questo decennio e Ai Wei Wei, artista che ha vissuto sulla sua pelle la necessità di lasciare il proprio paese per rimanere in vita, ha portato in concorso il suo punto di vista riguardo a questa tragedia e trasformazione del nostro mondo. Ci sono due scene che fanno di questo documentario un film d’artista: lo scambio di passaporti con il profugo siriano, che parlando in inglese, si presta al gioco di diventare cinese per qualche minuto, rompendo così il velo delle differenze. Non ci sono cinesi o siriani, ci sono esseri umani. Come lo sono le due donne intervistate, stremate dalla fatica e dalla paura, una di queste di soli dodici anni.
Perché non guardare Human Flow
Sono immagini che vediamo ogni giorno, tanto da esserne ormai assuefatti. Milioni di persone che fuggono dalle loro case perchè non esistono più a causa dei bombardamenti, oppure il terreno è talmente inospitale da non dare più niente di che sostentarsi. Ore e ore di materiale video che le agenzie di news televisive ci offrono, migliaia di reportage, interviste, focus. Ai Wei Wei sa usare benissimo la comunicazione, e questo sembra il suo campo ideale di lavoro. Il materiale utilizzato è molto simile a quello ben conosciuto delle veline giornalistiche, a cui l’artista ha aggiunto se stesso, un’operazione che potrebbe sembrare una manovra più a favore della propria causa che di quella dei migranti.