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L’Esodo: l’opera prima di Ciro Formisano con Daniela Poggi, per raccontare gli esodati del 2012

In distribuzione limitata, vede le sale L’Esodo, di Ciro Formisano. Il racconto del dramma dei cosiddetti esodati dal punto di vista del personaggio di Daniela Poggi. Al cinema da venerdì 10.

2012, mesi immediatamente successivi al voto della Riforma delle pensioni Fornero: la sessantenne Francesca (Daniela Poggi) si ritrova improvvisamente senza lavoro e senza pensione, con una nipote sedicenne a carico (Carlotta Bazzu) e lo spettro della povertà che incombe. La donna, d’estrazione borghese e fiduciosa nelle istituzioni, è con le spalle al muro. Piuttosto che non pagare o cercare scorciatoie nell’illegalità, si riduce a quella che le appare come l’ultima delle soluzioni: mendicare ai lati delle strade. L’Esodo (Italia, 2017) racconta il dramma personale di Francesca, mentre seduta sotto il colonnato di Piazza della Repubblica a Roma fa conoscenza con la realtà nascosta degli altri accattoni locali, e diviene inconsapevolmente un simbolo della contestazione alla discussa legge del Governo Monti.

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Cosa Funziona in L’Esodo

L’opera prima di Ciro Formisano è, appunto un’opera prima, di una certa ambizione sociale e dallo scopo più votato alla didattica che all’intrattenimento. Dunque fare le pulci a L’Esodo dal punto di vista della qualità visiva e narrativa è un po’ un gioco facile. Come veicolo per l’indignazione il film funziona discretamente: la matrice del dramma è illustrata con chiarezza, e la scelta di un personaggio volutamente fragile e fuori contesto come quello interpretato da Daniela Poggi contrasta abilmente con l’umiliante miseria a cui è ridotta (c’è sicuramente un po’ di Umberto D. in tutto L’Esodo). Dopo un’avvio piuttosto faticoso, il film prende uno sviluppo anche interessante, con la benvestita mendicante che si riscopre suo malgrado simbolo di una lotta mediatica che neanche capisce. Buono anche il personaggio, difficilissimo, della nipote adolescente, che non vuole e non può capire come la nonna, medio-borghese e sessantottina, possa essere stata ridotta così da quello stesso sistema economico che sembrava averle sempre difese.

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Perché non vedere L’Esodo

I difetti di L’Esodo sono in realtà tutti quelli che ci si aspetterebbe da un lungometraggio di esordio con questo tema e questa storia. La stragrande maggioranza del cast è composto da attori non professionisti, che spesso levano ogni potenzialità drammatica alle scene chiamati a recitare; la rappresentazione del sottobosco locale con cui andrà a confrontarsi Francesca è di una ingenuità devastante (pessima la zingara comprensiva di Rosaria De Cicco, completamente irreale, dalle movenze all’accento), e la stessa Poggi non pare del tutto a suo agio in un ruolo così fisico (oltre ad essere lei stessa, attrice teatrale di Savona, logicamente fuori posto in un contesto di proletariato romano). Da aggiungere come il comparto tecnico (montaggio a scatti, fotografia spesso fuori fuoco, sonoro registrato a volumi diversi nella stessa scena) sia al limite dell’amatoriale. Come film in quanto film, L’Esodo non raggiunge i livelli di professionalità minimi. Ma sarebbe una critica in realtà gratuita: l’intento del lavoro di Formisano è un altro.

L’Esodo è un lavoro piccolo e onesto, che non punta alle grandi sale né al grande pubblico. Abbraccia invece uno scopo divulgativo, volto a raccontare un dramma sociale dall’interno, con un accenno di realismo e senza mediazioni. Vietato aspettarsi qualcosa di diverso.

Regia: Ciro Formisano Con: Daniela Poggi, Rosaria De Cicco, Carlotta Bazzu, David White, Simone Destrero Anno: 2017  Paese: Italia Distribuzione: Stemo Distribuzione Durata: 104 min

About Saverio Felici

(Roma, 1993) Lavora nei campi dell'editoria e della produzione audiovisiva. Scrive e collabora tra gli altri con Point Blank, Nocturno e Cineforum.

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