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Emmy Awards 2017 – Vincitori della 69esima Edizione

Si è tenuta nella nottata tra il 17 e il 18 Settembre 2017 al Microsoft Theatre di Hollywood a Los Angeles la 69esima edizione della cerimonia di premiazione dei Primetime Emmy Awards, nella quale a trionfare è il meglio della programmazione televisiva trasmessa in questa stagione nel territorio statunitense. Di seguito un breve resoconto con i punti salienti della cerimonia.

Anche questa edizione appena conclusa degli Emmy Awards ha fatto discutere di sè, nel bene o nel male, catalizzando l’attenzione generale del pubblico esclusivamente su di sè.

Ovviamente, come sta accadendo sempre più spesso a cerimonie di questo calibro, la direzione che lo spettacolo sceglie di intraprendere è indirizzata platealmente verso la politica, dedicando appositi momenti durante lo svolgimento dell’evento all’emancipazione delle minoranze o alle numerose frecciatine nei confronti del Presidente Donald Trump.

Tuttavia, se il primo elemento è stato inserito in modo già più massiccio, principalmente nei discorsi delle celebrità premiate, il secondo viene decisamente dosato rispetto al solito, evitando di ripetere l’errore compiuto da Jimmy Kimmel nell’ultima edizione degli Oscar, nella quale sbeffeggiare il neo presidente divenne l’unico espediente comico di tutta la cerimonia, arrivando ben presto a dar noia allo spettatore.

Stephen Colbert, conduttore della 69esima edizione degli Emmy Awards, dimostra ancora una volta la sua enorme sagacia nell’analizzare argomenti scomodi o trattati fino alla nausea in modo sì satirico e cinico, ma senza il morboso accanimento che renderebbe lo scopo di tale critica vano; non è possibile quindi recriminare nulla al successore di David Letterman dato l’ottimo lavoro svolto, ma rimane nel pubblico l’impressione che si sia allo stesso tempo contenuto, limitando in questo caso il suo potenziale.

Per quanto riguarda il focus principale della cerimonia, ovvero le premiazioni, non hanno seguito fedelmente i pronostici degli analisti, pur essendo queste ultime assolutamente prevedibili: il fil rouge che lega la maggior parte dei vincitori risulta appunto l’indipendenza femminile, messa a rischio dalla società che circonda i personaggi delle serie premiate.

A dominare, infatti, con 5 premi ciascuna, sono state The Handmaid’s Tale (ancora inedita qui in Italia e in arrivo su Tim Vision) per quanto riguarda le serie drammatiche, mentre Big Little Lies nella sezione che comprende miniserie e film appositamente creati per la televisione; entrambe queste serie televisive fanno della tematica sopracitata un pilastro portante dell’intera struttura narrativa, adattandola ovviamente in chiave differente. Che sia essa una fredda e ragionata distopia o un crudo spaccato di una situazione che si potrebbe verificare al giorno d’oggi, il racconto proposto da queste due opere sul piccolo schermo scava ugualmente nell’attualità, andando ad indagare con occhio interessato su questa problematica che travolge ormai la contemporaneità.

La scontentezza per l’esclusione di serie televisive che forse avrebbero meritato qualche riconoscimento, come le popolari Westworld o Stranger Things, può quindi essere condivisa, ma con altrettanta certezza non si può affermare che i due prodotti che hanno sbancato in questa serata siano stati sopravvalutati dalla giuria, evitando quindi di assegnare i premi più ambiti a produzioni ad alto budget, come è accaduto fin troppo spesso in passato con Game of Thrones (fuori dai giochi in questa edizione), andando a premiare in questo caso il coraggio nel proporre all’interno del panorama della televisione generalista temi scomodi, ancora troppo trascurati dal popolo americano.

Ecco infine l’elenco dei premi più importanti distribuiti durante la cerimonia con i rispettivi vincitori:

Miglior serie drammatica: The Handmaid’s Tale

Miglior serie comedy: Veep – Vicepresidente incompetente

Miglior miniserie: Big Little Lies – Piccole grandi bugie

Miglior film per la televisione: San Junipero (Black Mirror)

Miglior attore protagonista in una serie drammatica: Sterling K. Brown (This Is Us)

Miglior attrice protagonista in una serie drammatica: Elisabeth Moss (The Handmaid’s Tale)

Miglior attore non protagonista in una serie drammatica: John Lithgow (The Crown)

Miglior attrice non protagoniste in una serie drammatica: Ann Dowd (The Handmaid’s Tale)

Miglior attore protagonista in una serie comedy: Donald Glover (Atlanta)

Miglior attrice protagonista in una serie comedy: Julia Louis Dreyfus (Veep)

Miglior attore non protagonista in una serie comedy: Alec Baldwin (Saturday Night Live)

Miglior attrice non protagonista in una serie comedy: Kate McKinnon (Saturday Night Live)

Miglior attore protagonista in una miniserie o film: Riz Amhed (The Night of – Cos’è successo quella notte?)

Miglior attrice protagonista in una miniserie o film: Nicole Kidman (Big Little Lies)

Miglior attore non protagonista in una miniserie o film: Alexander Skarsgard (Big Little Lies)

Miglior attrice non protagonista in una miniserie o film: Laura Dern (Big Little Lies)

Miglior regia per una serie drammatica: The Handmaid’s Tale

Miglior regia per una serie comedy: Atlanta

Miglior regia per una miniserie o film: Big Little Lies

Miglior sceneggiatura per una serie drammatica: The Handmaid’s Tale

Miglior sceneggiatura per una serie comedy: Master of None

Miglior sceneggiatura per una miniserie o film: San Junipero (Black Mirror)

About Davide Colli

"We are like the dreamer, who dreams and live inside the dream...but who is the dreamer?"

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