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Una Donna Fantastica, il regista di Gloria torna in sala dramma di una ragazza trans nell’alta borghesia cilena

Premiato a Berlino, candidato ad una nomination cilena per gli Oscar, arriva in Italia Una Donna Fantastica di Sebastián Lelio. Dramma di una ragazza trans nell’alta borghesia di Santiago del Cile.

Una Donna Fantastica” è Marina Vidal, trentenne cilena, cameriera a Santiago, appassionata di canto lirico, amante del più anziano Orlando (Francisco Reyes) con cui convive nell’appartamento di lui insieme al cane Diabla. Marina ha il volto e il corpo di Daniela Vega, e un grosso problema da risolvere: alla morte improvvisa e inaspettata di Orlando, dovrà per forza di cose entrare in rapporto con la benestante famiglia di lui e le autorità giudiziarie. Dapprima per provare la propria estraneità nell’aneurisma che ha ucciso Orlando, in seguito per far valere i propri diritti di compagna del defunto. Il grosso problema risiede nella natura stessa della donna: alla voce “nominativo” della carta d’identità di Marina Vidal, è scritto Daniel Vidal. Marina è un transessuale, non operato, ufficialmente un uomo. Un uomo per le istituzioni, “una chimera”, un freak sessuale per la famiglia di Orlando, determinata a cancellarla dalla storia della vita dell’uomo. La lotta per l’appartamento, il cane, la macchina, diventerà per Marina una guerra per affermare la propria stessa esistenza ad un mondo che vorrebbe nasconderla sotto un tappeto.

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Cosa funziona in Una Donna Fantastica

Lo sguardo umanista di Sebastián Lelio è vanto e limite di Una Donna Fantastica, pellicola sensibile, senza voglia di colpire quanto piuttosto di rendere partecipi. Il lavoro del protegé di Pablo Larrain (che co-produce e presta volti noti) antepone a una banale denuncia sociale un percorso intimista, obbligando lo spettatore a condividere la frustrazione di Marina: il suo senso di esclusione, di persecuzione, la rabbia del vedersi privata persino del diritto a “dire addio” a  Orlando. Entriamo nella testa di Marina attraverso il reiterato utilizzo di intermezzi surreali, accompagnati da una colonna sonora onirica e bizzarra. La psicologia del suo protagonista è il cuore del racconto di Lelio.
Tutto ciò non sarebbe concepibile senza la presenza magnetica di Daniela Vega, vera anima motrice del film (anche a livello di scrittura, come spiegato dal regista in conferenza stampa) e protagonista di ogni singola inquadratura. Il suo volto è forte, non bello ma neanche sgradevole: ci appare del tutto normale, con le sue abitudini quotidiane e i piccoli vizi, e questo aiuta il senso di disagio nel vederla sottilmente maltrattata da praticamente ogni altro personaggio del cast.
L’intera Santiago del Cile messa in scena in Una Donna Fantastica sembra volersi dimenticare che Marina esista. Non c’è odio, né melodramma: solo gli sguardi avvelenati e le parole di finta comprensione di funzionari pubblici, poliziotti, medici, borghesi di ogni forma e carattere. Il corpo stesso della protagonista è incomprensibile, frutto di disagio e malinteso: escluderlo in fretta e per sempre dalla casa, dal funerale, dalla vita del defunto appare l’unica missione dei parenti, ed il suo diritto a vedere un ultima volta il corpo di Orlando quella di Marina.

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Perché non guardare Una Donna Fantastica

Si è già capito come Una Donna Fantastica non cambierà la vita di chi lo guarderà. Il difetto principale, l’unico forse, è tutto lì: Lelio ha pensato il film, ci ha lavorato con costanza e serietà, ha messo tutto al posto giusto e sicuramente farà contento chiunque si approccerà un’opera con questo tema. Una Donna Fantastica non ha nessuna voglia di sovvertire le regole di questo genere di pellicole, né di innestare sulla sua base scene o riflessioni particolarmente sconvolgenti.
Le difficoltà sociali di Marina, le macchiette finto-progressiste e serpi dentro, la famiglia di artisti benevoli e comprensivi: tutto è pacifico, annacquato, preoccupato di non colpire veramente nessun bersaglio come di non uscire dai comodissimi binari del dramma d’essai socialmente rilevante. Perché tentare un approccio alla materia rischioso o provocatorio, alla Dolan, o Almodovar: Una Donna Fantastica piace così com’è, vincerà premi (a Berlino ha già cominciato) e giocando al ribasso accontenterà ogni tipo di pubblico. Forse uno sguardo meno innamorato della sua (grandiosa) protagonista avrebbe cercato maggiore conflittualità. Ma Una Donna Fantastica non va molto al di là di una premessa che pure svolge con grazia.

Una Donna Fantastica è un perfetto film d’essai, lanciatissimo per gli Oscar, con una tematica importante ed uno sguardo sensibile su un gran personaggio. Tutto perfetto, ma fermo un passo prima della grandezza vera. Una minor voglia di mettere tutti d’accordo avrebbe senz’altro giovato.

Regia: Sebastian Lelio Con: Daniela Vega, Francisco Reyes, Luis Gnecco, Amparo Noguera Anno: 2017 Nazione: Cile, Germania Distribuzione: Lucky Red Durata: 104 min

About Saverio Felici

(Roma, 1993) Lavora nei campi dell'editoria e della produzione audiovisiva. Scrive e collabora tra gli altri con Point Blank, Nocturno e Cineforum.

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