“Collateral Beauty”: David Frankel dirige Will Smith nel nuovo dramma distribuito al cinema da Warner Bros dal 4 Gennaio 2017. Il regista di successi come “Io & Marley” e “Il diavolo veste Prada” porta sullo schermo una storia di dolore e speranza, aiutato da un cast stellare che oltre all’ex principe di Bel-Air vede tra le sue fila: Kate Winslet, Edward Norton, Helen Mirren e Keira Knightley.
Howard (Will Smith) è un pubblicitario devastato dalla morte della piccola figlia. Arrabbiato con il mondo e con il destino scrive tre lettere, rispettivamente al Tempo, alla Morte e all’Amore. Preoccupati per il destino dell’agenzia in cui lavorano con Howard, i suoi colleghi decidono di far interpretare a dei teatranti i ruoli fittizi delle tre divinità, idea che spinge il protagonista a credere di star lentamente impazzendo.
La sceneggiatura di “Collateral Beauty” è l’elemento più evidente del film, dato che molto del tempo sullo schermo è occupato da lunghi e retorici dialoghi. Gli scrittori non si sforzano di mostrare quello che vogliono trasmettere, si limitano a verbalizzare il tutto con una serie di dialoghi dalla scarsa efficacia. Oltre ad essere assolutamente irrealistici e a tratti insopportabilmente melensi, sono difficili da seguire data la loro scarsa capacità di suscitare interesse. Un altro difetto della sceneggiatura è sicuramente quello della totale mancanza di mistero o di fiducia nella capacità cognitiva dello spettatore. Nulla di quello che circonda la narrazione e il suo intreccio è lasciato all’intuito, ogni minimo dettaglio è esplicitato con un dialogo, senza una minima originalità. [La trovata del film è interessante, l’intreccio è ben studiato e per quanto la vicenda si esaurisca in meno di un’ora, funziona e intrattiene. Il problema è che sarebbe risultata sicuramente più accattivante ed efficace se non fosse stata “spoilerata” dai personaggi dall’inizio, se fosse stato lasciato allo spettatore il compito di capire cosa sta realmente accadendo.]
Le interpretazioni degli attori sono in linea di massima scialbe, eccezion fatta per Helen Mirren, un po’ più vitale dei suoi colleghi, che nel complesso sembra azzeccata per la parte e con il suo umorismo si inserisce bene all’interno del contesto. Will Smith invece spicca come protagonista per la sua incredibile pesantezza e ostentata tristezza, un mare di lacrime e falsi sentimenti con cui interpreta il suo personaggio. La regia è uno degli aspetti meno melensi di “Collateral Beauty”, la direzione artistica è originale e dà il giusto “look” al film. La colonna sonora è molto presente fin dall’inizio ma quello che più colpisce è la fotografia. Protagoniste di ogni frame sono le luminarie di Natale, a volte più presenti o a volte più discrete, che colorano e illuminano ogni singola inquadratura, creando l’atmosfera giusta e dando alle immagini una complessità non scontata.
“Collateral Beauty” è il tipico drammone natalizio, con un eccessi di tristezza e malinconia che esplodono ogni vota che la trama glielo permette, stancando e lasciando lo spettatore al di fuori della vicenda. Troppi pianti e troppi genitori con i cuori infranti per ottenere un minimo di credibilità, il plot arranca e si trascina per l’intera durata del film, finché non arriva il colpo di scena finale, che per quanto possibile, risolleva le sorti di un film dimenticabile e inutile.
Commento Finale - 48%
48%
Melenso, tristissimo e ostentatamente tragico. Il film è un susseguirsi di situazioni sbagliate e dialoghi molto poco realistici, spiegoni da fiction televisiva e interpretazioni dimenticabili. La fotografia risolleva un po' le sorti della pellicola, dando un po' di vita e spirito natalizio a quello che, nonostante le premesse, sembra un film assolutamente vuoto e privo di sentimenti sinceri. Un plot trascinato e svogliato, che si risveglia solo con un colpo di scena finale, e che comunque non cancella un'ora e mezza di inutili dialoghi e pianti di Will Smith.
Come si può parlare di sentimenti non sinceri? Fa così figo comportarsi da duri? Si parla della morte di una bambina e del dramma di un padre ad affrontare la vita e tu mi vieni a dire di sentimenti non sinceri? Teniamoci i cinepanettoni che quelli si che sono ricchi di dialogo e di interpretazioni fantasmagoriche. Cosa importa se viene definito melense, sfido chiunque a non immedesimarsi nella storia e commuoversi. Alla fine perfetto o no ha emozionato come film e si fatto anche piangere dato che comunque il tema trattato non era assolutamente così superficiale come lo hai fatto passare te.
emozionante, intenso e commovente.