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How To Get Away With Murder: recensione della seconda stagione

La seconda stagione di How To Get Away With Murder è completamente incentrata sul caso Hapstall e sull’abilità di Annalise (Viola Davis) nel riuscire ancora una volta a ‘farla franca’. La chiave di lettura della serie quindi tutto sommato rimane sempre la stessa anche nella seconda stagione, ossia la dimostrazione di quanto il sistema giudiziario americano sia fragile e di quanto sia facile modificare le prove e addirittura le testimonianze in proprio difesa. Il caso Hapstall ne diventa la prova vivente, perché non conta trovare il vero assassino dei coniugi Hapstall, quanto allontanare da sé o dal proprio cliente i sospetti. Inizia così un rimpallo di accuse che vanno da Catherine (Amy Okuda), figlia adottiva, a Philip (Jefferson White), figlio illegittimo nato da un incesto. Con l’ultima puntata sembra quasi che il vero assassino sia stato finalmente rivelato, non fosse che qualcosa non quadra agli occhi dello spettatore…

Il mondo forense quindi è corrotto, volubile, facilmente influenzabile, e questo è già stato appurato nella prima stagione, la seconda stagione non apporta nulla di nuovo da questo punto di vista; proprio per questo, nonostante la bravura di Viola Davis nel ruolo di Annalise, alcuni episodi diventano addirittura noiosi e privi di un qualsiasi interesse ai fini della trama principale. Le motivazioni che spiegano il comportamento dell’avvocatessa Keating nei confronti del suo tirocinante Wes (Alfred Enoch) non convincono più di tanto; il legame che li unisce stupisce, soddisfa (a malapena) la curiosità dello spettatore, ma non cattura.

Se nella prima stagione poi i colpi di scena lasciavano col fiato sospeso, adesso non è più così. Forse perché anche se imprevedibili sono entrati nell’ottica del comune, forse perché la storia principale sembra seguire sempre lo stesso schema anche se con variazioni di volta in volta.

La trama poi finisce per sfiorare il paradossale. How To Get Away With Murder è una serie che funziona al meglio reggendosi sulla verosimiglianza: gli eventi che si susseguono sono altamente improbabili ma in qualche modo possibili. Questo meccanismo deterministico però si spezza tra la prima e la seconda stagione, dove tutto si concatena in modo confusionale e assurdo, e la plausibilità manca del tutto.

La serie insomma, dopo le iniziali premesse invitanti, si rivela per quello che è: uno show che punta solo a stupire. E in questo senso ci riesce benissimo ciò nonostante tutto il resto lascia irrimediabilmente a desiderare.

Da poco è stato confermato il rinnovo per la terza stagione. Di seguito invece vi presentiamo il video-riassunto del caso Hapstall (Contiene Spoiler).

About Edoardo Fasano

Studente di matematica e appassionato di serie tv. Continua a sperare che i suoi personaggi preferiti non muoiano, invano. Ascolta un po' di tutto, vede un po' di tutto.

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