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Mister Felicità – Abbiamo incontrato Alessandro Siani e il Cast del film

Alessandro Siani è pronto a tornare nelle sale italiane a partire dal prossimo 1 Gennaio con il suo nuovo film, la commedia Mister Felicità, distribuita in circa 600 copie grazie alla 01 Distribution e prodotta da Cattleya e Rai Cinema. Nella cornice del cinema The Space Moderno la stampa ha potuto scambiare quattro chiacchiere con il cast del film, composto da Siani (in veste di attore, regista e autore della sceneggiatura insieme a Fabio Bonifacci), Diego Abatantuono, Carla Signoris, Elena Cucci e Cristiana Dell’Anna.

Leggi la recensione del film

A prendere la parola per primo è Riccardo Tozzi, produttore e fondatore di Cattleya.

Tozzi: con Alessandro non siamo alla prima collaborazione, bensì alla seconda: anzi, nel frattempo abbiamo anche avviato un’attività simile ad un laboratorio, proprio mentre ci stavamo organizzando per le riprese di Mister Felicità; quest’ultime sono durate 9 settimane e hanno segnato un definitivo percorso di crescita per Siani, contraddistinto da un’aria diversa ma soprattutto dalla speranza di un tipo di ritorno del tutto diverso.

Alessandro, come ti sei trovato a gestire un film del genere?

Siani: la mia volontà era quella di raccontare una storia completamente diversa, distante dale classiche dinamiche legate alle contraddizioni tra Nord e Sud, ricchi e poveri; mi volevo soffermare sul pessimismo tipico del nostro paese che ha trovato terreno fertile soprattutto negli ultimi anni. Sono partito dalla domanda: può un pessimista salvare un ottimista? E la risposta si annida nelle deduzioni del film: due pessimisti possono far nascere la felicità, come pure dietro ogni ottimista c’è un velo nero di malinconia.

Diego Abatantuono: che rapporto ha avuto, sul set, con Carla Signoris?

Abatantuono: nel film Carla è letteralmente una mamma tigre, pronta a tutto per difendere sua figlia e tutelarla, mentre io interpreto il marito fedifrago che l’ha abbandonata. Se conoscevo Carla, non conoscevo però altrettanto bene Alessandro in qualità di regista: non credevo fosse approssimativo, ma nemmeno così attento ad ogni aspetto del lavoro pratico, incluso il montaggio (che supervisiona in prima persona); tutto ciò costituisce una rarità, soprattutto per chi viene da un percorso prettamente comico.

Signoris: è stato divertente interpretare per me un ruolo atipico, quello di una donna che pretende molto dalla figlia spronandola a realizzare tutto ciò che lei non è riuscita ad ottenere nella vita; una donna rigida, cattiva, algida, una sorta di omaggio citazionista alla Frau Blücher di Frankenstein Junior.

Da dove nasce l’idea del film, di raccontare il pessimismo che ci circonda? E poi come percepisce la felicità il cast del film?

Abatantuono: la felicità non arriva da sola; bisogna impegnarsi per ottenerla e soprattutto imparare ad affrontare i problemi che si incontrano lungo la propria strada: un mental coach non può aiutare più di tanto a risolverli!

Signoris: bisogna imparare a dare il giusto peso alle cose, senza accanirsi: il segreto è imparare a rimetterle a posto senza appesantirle in nessun modo.

Siani: il senso della felicità è un concetto più universale e difficile da cogliere nelle sue sfumature; mi ha stimolato – ed incuriosito – la capacità umana di riuscirsi a rialzare dopo ogni caduta. Non si tratta di un argomento facile da raccontare attraverso la risata, concentrandosi su una piccola storia ricca di sfumature emozionali.

Cucci: aggiungendo solo una nota, posso dire che è vero che dopo ogni caduta segue un periodo buio, e che la cosa più difficile è rialzarsi proprio perché si perdono di vista i propri desideri in quei momenti. La felicità è un percorso difficile che si decide di intraprendere, anche se dopo è più difficile rialzarsi; siamo obbligati a farlo.

Dell’Anna: la felicità e l’infelicità sono piuttosto un fenomeno sociale, al quale ognuno ha cercato di dare una risposta, coerente, sempre mentre ci si scopre alla ricerca di un senso. Oggi la felicità è collegata ad un senso, un significato più individuale e meno sociale; credo ci sia invece più bisogno di scambio e condivisione

Mister Felicità può essere considerata una favola natalizia, a misura di bambini e famiglie?

Siani: scrivere delle cose non volgari si trasforma in una favola quando ci si allontana, progressivamente, dalla semplice quotidianità, troppo spesso persa tra doppi sensi e battute. Mi sono sempre imposto di fare un film per tutta la famiglia, quindi sapere che questa commedia piace anche ai bambini mi riempie orgoglio!

Abatantuono, lei ha alternato film eccezionali e cult dai toni differenti, sospesi tra commedia e dramma: che ne pensa?

Abatantuono: calarsi in un film più drammatico non è così difficile come lanciarsi in un prodotto dal taglio diverso, più comico; in fondo, in giro si trovano più attori che comici! Ho interpretato dei film drammatici durante la mia carrier,ma quando posso scegliere tra due film entrambi belli… la mia preferenza ricade sempre sul registo brillante

Siani: il vero problema è quando un film drammatico… fa ridere! Lì è un vero dramma! (ridono)

Abatantuono: ho sempre cercato di evitatare ciò che nn so oggettivamente fare

Quanto è stato difficile girare le scene all’interno del palaghiaccio, in Trentino?

Siani: è stato difficile per via del freddo, ma Elena è stata talmente brava da prepararsi veramente pattinando per circa tre o quattro mesi prima dell’inizio delle riprese

Cucci: è sempre un percorso stimolante quando ho un obiettivo “alto” da raggiungere, davanti a me; già dopo la prima lettura volevo farcela ad ogni costo unendomi al cast; devo ringraziare Alessandro e la produzione per aver creduto in me, dandomi questa opportunità.

Lo sport intorno al quale ruota metà dell’azione drammatica del film, il pattinaggio, non si vede poi così spesso nel cinema italiano?

 Siani: sì, che poi è uno sport molto cinematografico e coreografico, proprio da vedere

Potete fare una valutazione generale sul cinema italiano, un bilancio? È possibile che il pubblico si sia stancato delle commedie? E poi la scelta del Trentino come location è del tutto casuale?

Siani: sulla condizione delle commedie sono sinceramente ottimista, ci devono essere dei risultati migliori al box office. Dietro ogni lavoro che vedete ci sono dei professionisti – posso citare i vari Brignano,De Sica, Aldo, Giovanni e Giacomo o Lillo e Greg, ad esempio – è solo un segno dei tempi se le commedie stanno subendo un’inflessione, forse anche perché il cinema americano è comunque molto più forte. Bisogna bandire le nomenclature che abbiamo utilizzato di solito: cinepanettoni, cinepastiere, cinetorroni (ride): i film ci azzeccano o no, perché riescono ad intercettare il momento funzionando di conseguenza. Anche il fatto di uscire il primo gennaio… noi non ci aspettiamo moltissimo, pensate solo che io montavo Mister Felicità durante riprese, sempre nella speranza di aggiungere scene nuove, per cui abbiamo la coscienza “pulita” perché abbiamo lavorato tanto e bene. La scelta del Trentino non è casuale: da buon napoletano sono scaramantico, per me l’esperienza de Il Principe Abusivo è stata importantissima. Dopo il film è venuto lo spettacolo teatrale, e lì abbiamo ricevuto una grande accoglienza, circondati da una splendida atmosfera; nella commedia c’è un uso molto radicato del dialetto campano, per cui raccontare le avventure di due napoletani fuori dalla Campania era una bella sfida

Tozzi: c’è un processo di disaffezione verso il cinema italiano, che ha investito soprattutto l’ultimo quadrimestre: abbiamo assistito alla fine di un lungo ciclo iniziato nella metà degli anni ’90. A tal proposito, per quanto riguarda I cinepanettoni, mi riferivo prevalentemente all’affollamento delle uscite tutte italiane durante le festività natalizie, che priva spesso della semplice possibilità di pensare a cose nuove e diverse: bisogna essere fiduciosi verso il lavoro, sempre.

Non pensate che la trovata della storia d’amore, all’interno di una commedia del genere, tenda ad appesantirne la struttura? E poi Alessandro, come affronti i paragoni illustri con mostri sacri della comicità italiana?

Siani: Totò, Troisi, Salemme, Peppino ed Eduardo: ognuno di loro è un’altra cosa. Un paragone con Troisi è impossibile da fare, inimmaginabile, per via di precise scelte riguardo al linguaggio – che è totalmente diverso – perché appartiene ad un livello molto più alto, un mondo specifico. Certo, senza la storia d’amore il pubblico non potrebbe ridere in alcuni momenti, perché in quelle occasioni si devono muovere dei sentimenti nei personaggi. Personalmente ho un debole per le parti romantiche, forse perché le trovo più affini al mio spirito Campano, ed ecco il motivo per cui continuo a riproporle fin dal primo film: mi viene natural, c’è sempre bisogno di una storia d’amore, dipende solo da come uno sceglie di affrontarla.

Sia Tozzi che Cristiana Dell’Anna e altri membri del cast tecnico provengono dall’esperienza di Gomorra: tu nel film ti fai beffa della camorra. Cosa ne pensi a tal proposito?

Siani: secondo me si fa bene a ridicolizzare la camorra, come avevano iniziato tempo fa i The Jackal con la parodia di Gomorra; non bisogna dare loro troppa importanza, trasformandoli in eroi.

About Ludovica Ottaviani

Ex bambina prodigio come Shirley Temple, col tempo si è guastata con la crescita e ha perso i boccoli biondi, sostituiti dall'immancabile pixie/ bob alternativo castano rossiccio. Classe 1991, da più di una decina d’anni si diverte a scrivere e ad imbrattare sudate carte. Si infiltra nel mondo della stampa online nel 2011, cominciando a fare ciò che ama di più: parlare di cinema e assistere ai buffet delle anteprime. Passa senza sosta dal cinema, al teatro, alla narrativa. Logorroica, cinica ed ironica, continuerà a fare danni, almeno finché non si ritirerà su uno sperduto atollo della Florida a pescare aragoste, bere rum e fumare sigari come Hemingway, magari in compagnia di Tom Hiddleston, Michael Fassbender e Jake Gyllenhaal.

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