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Brooklyn – Recensione – Un film di John Crowley

In “Brooklyn” diretto da John Crowley,  ma sceneggiato da Nick Hornby e nominato come miglior film agli  88^ Academy Awards, seguiamo il lento processo di ambientamento di Eilis Laceydi (Saoirse Ronan) un’emigrata irlandese, divisa tra la sua terra natale e quella di arrivo in quel di Brooklyn, e il suo percorso formativo.

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Trama semplice, senza troppe pretese o innovazioni stilistiche, per una struttura che ricorda un normale teen-movie dove non manca un triangolo amoroso visto dagli occhi di una giovane donna alle prime esperienze. Nonostante l’idea non sembri particolarmente geniale, il film funziona alla perfezione e intrattiene piacevolmente lo spettatore del resto lo sceneggiatore non ha bisogno di presentazioni. Le emozioni sono perfettamente dosate dall’inizio alla fine: c’è tenerezza (stucchevole), troviamo dramma (mai eccessivo) e non manca l’armonia nell’avanzare della narrazione, grazie sopratutto ad un ritmo è pacato ma non noioso.

Ottime le interpretazioni degli attori, in tono con la messa in scena della pellicola. Saoirse Ronan è deliziosa e attenta nel far identificare lo spettatore con il suo personaggio, nonostante nella prima parte del film la sua caratterizzazione sia debole. Ci si immerge nella vita di questa giovane ragazza, seguendo attentamente la sua evoluzione e vivendo con lei i drammi e le decisioni che deve affrontare. Emory Cohen (Antonio “Tony” Fiorello) è la vera scoperta, un personaggio sulla carta per niente straordinario ma interpretato con dolcezza e simpatia, è quasi impossibile per lo spettatore non fare il tifo per lui. Anche l’altro protagonista maschile, Domhnall Gleeson (Jim Farrell) fa un ottimo lavoro, oscurato comunque dal primo, che con la sua tenerezza riesce quasi a rendere antipatico un personaggio in realtà senza difetti.

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“Brooklyn” è un film che non delude. Semplice e senza pretese ambiziose, è un tipico esempio di intrattenimento e di come il cinema possa rendere piacevole un paio d’ore, facendoci immergere in una storia semplice quanto toccante, lasciando fuori la nostra vita e i nostri problemi. Non spicca per innovazione o originalità ma nel complesso si può considerare senza difetti evidenti.

Come già successo recentemente in “Quel fantastico peggior anno della mia vita“, anche qui troviamo un tema comune, affrontato abbondatemene già in passato, elaborato con uno stile e una genuinità che lo mettono alla pari delle eccellenze annuali. Il primo sicuramente più “indie”, il secondo più convenzionale ma ugualmente riuscito. In ogni caso “Brooklyn è un’opera assolutamente da vedere e da gustarsi in spensieratezza.

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About Alice De Falco

Innanzitutto è fondamentale dire che prova molto imbarazzo nel descriversi in terza persona, ma cosa non si fa per la gloria. Al mondo da fine 1996, fa le scuole (come tutti) e poi le finisce (come quasi tutti), dicendo addio al liceo scientifico e ciao al magico mondo del cinema. Da grande vuole fare la regista, avere un sacco di soldi e possibilmente sposare Wes Anderson anche se è un po’ brutto.

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