Fai bei sogni, il romanzo autobiografico di Massimo Gramellini, caso editoriale italiano più importante degli ultimi anni, diventa un film sotto la regia di Marco Bellocchio. A interpretare il giornalista nella versione adulta è Valerio Mastandrea, mentre Gramellini bambino è il delizioso Niccolò Cabras.
Presentato alla Quinzaine des Réalisateurs al Festival di Cannes 2016, Fai bei sogni è ispirato al romanzo autobiografico di Massimo Gramellini, caso editoriale italiano più importante degli ultimi anni, con 29 edizioni e oltre un milione di copie vendute nel nostro paese. Marco Bellocchio porta sui nostri schermi la storia del giornalista, vicedirettore de La Stampa; una storia che parla dell’elaborazione del lutto per la morte della madre avvenuta in circostanze misteriose quando aveva solo nove anni.
Fai bei sogni non è semplicemente un adattamento cinematografico del testo di riferimento, quanto piuttosto una personale rilettura di Bellocchio. Raccontando infatti la fatica provata dal giornalista piemontese nel superare il lutto legato alla scomparsa della madre, il regista costruisce un’opera fondata sul tema del ricordo: sono tanti i fantasmi che aleggiano durante le forse troppo lunghe due ore e un quarto di proiezione, a cominciare dal televisivo Belfagor sino, ovviamente, a quello costantemente presente della defunta. Giocato tra flashback e presente l’opera da il suo meglio nel ricordare un’Italia che non c’è più: sono le celebrazioni del Grande Torino e della morte dei suoi giocatori, gli show canori di Raffaella Carrà e la musica del tempo a rendere viscerale e costante, mai come oggi, la malinconia per i tempi che furono.
Tuttavia, per la maggior parte dei minuti l’attenzione è giustamente rivolta al trascorso personale di Gramellini, declinato con una chiave cinematografica che indugia molto sullo scrittore bambino, con immagini e sguardi alla sua portata. Continuando ad alternare piani temporali diversi, Fai bei sogni restituisce un mosaico a tratti malinconico e toccante evidenziando la capacità quasi unica di Bellocchio, ad oggi, di partorire immagini potenti, capaci di travalicare il testo e raccontare in pochi secondi quello che un film intero spesso nemmeno riesce a fare. E’ il momento della risposta di Gramellini ad una lettera al giornale La Stampa su un rapporto madre figlio, che il film dichiara completamente il suo senso.
“Preferiamo ignorarla, la verità. Per non soffrire. Per non guarire. Perché altrimenti diventeremmo quello che abbiamo paura di essere: completamente vivi”. Fai bei sogni è dedicato a chiunque nella vita abbia mai perso qualcosa, che sia l’amore, un affetto, il lavoro, e si sia rifiutato di accettare la realtà, finendo per perdere se stesso.
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Fai bei sogni
Fai bei sogni, il romanzo autobiografico di Massimo Gramellini, caso editoriale italiano più importante degli ultimi anni, diventa un film sotto la regia di Marco Bellocchio, che costruisce un'opera fondata soprattutto sul tema del ricordo. E' nel restituire un ritratto malinconico di un'Italia che non c'è più che il regista da il suo meglio, evidenziando la capacità di donarci immagini toccanti e potenti. In alcuni punti forse troppo prolisso, Fai bei sogni tende ad indugiare troppo sullo scrittore bambino e sui suoi sentimenti, con immagini e sguardi alla sua portata.