Colin Firth sceglie la Facoltà di Economia dell’Università La Sapienza di Roma per dare il proprio sostegno al progetto di In Bici Senza Sella, ironico film ad episodi sul precariato giovanile, nato da un’idea di Alessandro Giuggioli e dalla creatività di sette giovani registi italiani.
L’inglese Colin Firth alla Facoltà di Economia dell’Università La Sapienza di Roma: una notizia falsa? Un fantasioso parto dell’immaginario studentesco? Assolutamente no: proprio ieri pomeriggio l’attore ha assistito alla proiezione del film In Bici Senza Sella, prodotto dalla Tandem Film Production e co- prodotto da Alessandro Giuggioli (presente anche come attore in più di un episodio), cognato di Firth.
È Giuggioli stesso ad introdurre, attraverso un breve discorso, l’essenza stessa del progetto: il titolo evoca la metafora dei ciclisti che affrontano le scalate più ardue, e che spesso procedono senza mai poggiarsi sul sellino; è questa immagine la più vicina a quella incarnata dai lavoratori precari, una macro “categoria” rimasta vittima di un mercato chiuso e competitivo, dove alle volte nemmeno una preparazione superlativa frutto di anni di studio può aiutare a sbaragliare la concorrenza; una categoria che racchiude al suo interno intere generazioni, dalla X alla Y (i suddetti Millennials) e investe tutti, in modo indiscriminato, restituendo i contorni confusi di un’esistenza incerta e dominata dalla precarietà (appunto).
In una realtà come la nostra dove tutto è ormai alla semplice portata di un click, a che prezzo otteniamo tutto questo, ovvero tutto ciò che vogliamo?
Questa domanda solleva Giuggioli, per introdurre un discorso più approfondito legato alle “entità” nate sul web attraverso le quali si possono ottenere dei vantaggi (economici, pratici etc.) a costi ridotti o zero, ma sempre con un esito dal peso indefinito. Tra queste include anche il sistema del crowdfunding, che è stato però fondamentale per raccogliere i soldi necessari per la realizzazione del film, un prodotto audiovisivo ad episodi dalla durata di 100’ e frutto della collaborazione tra ben sette registi – giovani ed italiani – alle prese con personaggi, argomenti, gusti e stili diversi tra loro ma accomunati da un filo logico comune: il precariato e l’indeterminatezza legata al futuro (lavorativo e sentimentale). Viviamo in un mondo a ribasso – aggiunge il co- produttore – nel quale troppo spesso il lavoro “vero”, la parte più faticosa, avviene lontana dai nostri occhi; le uniche armi che abbiamo per difenderci e farci valere? Sono lo studio ed una preparazione meticolosa, per non farci “fagocitare” da un sistema lavorativo pronto ad usare, sfruttare e gettare via le persone.
Colin Firth non aggiunge molto al discorso del cognato, limitandosi ad assistere alla visione del film e a riconfermare il proprio appoggio al progetto: dice di averlo visto nascere, seguendo la sua travagliata genesi; a tal proposito, cita un film come Il Discorso del Re (che gli ha regalato un Accademy Award come Miglior Attore Protagonista) che ha raggiunto la sua definitiva consacrazione dopo ben trentacinque anni di gestazione, dal primo script fino all’ultimo ciak. Fantasia, creativa, determinazione, serietà, ostinazione e professionalità sono elementi fondamentali per sopravvivere nel limaccioso mare incerto del mondo del lavoro, navigando sempre a testa alta e con il vento in poppa.