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Good Kill di Andrew Niccol – Recensione Film

Dopo essersi già cimentato con il tema della guerra nel 2005 con Lord of War, Andrew Niccol,  a quasi dieci anni di distanza, torna sullo stesso tema con Good Kill che vede come protagonista un militare scelto che sperimenta l’attualissima tipologia di guerra a distanza in cui, grazie a droni pilotati “da casa”, si è sul campo di battaglia in absentia.

Chiusi per dodici ore al giorno in cubicoli dotati di aria condizionata, guardando morire nemici a migliaia di chilometri di distanza, Niccol pare voglia mettere in evidenza le domande soprattutto morali che i protagonisti sembrano porsi. L’idea è che annullando la presenza fisica, questo metodo possa portare a casa risultati secondo la teoria del massimo rendimento con il minimo sforzo. Protagonista di Good Kill è Ethan Hawke, contemporaneo pilota senza aereo che si pone una questione morale che oggi, più che negli anni Settanta, è graffiante e cocente sulla legittimità di guerre a metà strada tra national security e terrorismo. Colpito da uno stress post traumatico a tutti gli effetti, il maggiore Tommy Egan appare insoddisfatto sul lavoro, che affronta come un robot senza sentimenti, e insoddisfatto quando torna a casa da moglie e figli.

L’aspetto più significativo in Good Kill, però, è dato dalla dimensione familiare che si alterna in forma di paradossale vicinanza a quella militare/lavorativa: dopo aver premuto un pulsante per far saltare in aria un numero indefinito di inconsapevoli afghani, al protagonista basta percorrere un tratto di autostrada per tornare a casa dalla moglie e dai figli. L’escalation del dramma familiare tra il maggiore e sua moglie, però, poggia su sabbie mobili, finendo per far impantanare tutto il film anziché regalargli basi più solide.

Pellicola ambigua e sfuggente, adrenalinica per come permette allo spettatore di sentirsi partecipe e coinvolto in ciò che accade, l’errore principale di Good Kill sta nel non essere riuscito a mettere a fuoco il vero dramma della guerra “a distanza”, mandando in scena un protagonista che alterna malinconica nostalgia dei bei tempi in cui la morte la portava come pilota del sul aereo, rischiando in prima persona, e un’autentica e più profonda crisi di coscienza nei confronti dell’intero sistema bellico.

About Federica Rizzo

Campana doc, si laurea in Scienze delle Comunicazioni all'Università degli Studi di Salerno. Web & Social Media Marketer, appassionata di cinema, serie tv e tv, entra a far parte della famiglia DarumaView l'anno scorso e ancora resiste. Internauta curiosa e disperata, giocatrice di Pallavolo in pensione, spera sempre di fare con passione ciò che ama e di amare follemente ciò che fa.

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