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The Tribe di Myroslav Slaboshpytskiy - 01

The Tribe di Myroslav Slaboshpytskiy – Recensione Film

Citando Jonathan Demme invece che “Degli innocenti” si può parlare di un ” silenzio dei colpevoli”.

Difatti il nuovo film di Myroslav Slaboshpytskkiy è un perfetto connubio tra silenzio e brutalità , il film è interamente interpretato nella lingua dei segni, senza sottotitoli ,senza colonna sonora e il che rende il film apparentemente pesante per il pubblico pagante. Sorprendentemente lo spettatore però si ritrova catapultato in una storia immersiva che rende il linguaggio parlato una cosa obsoleta e da cui si evince l’importanza dei simboli e degli schemi nella comunicazione. I personaggi vivono in uno status di isolamento che li rende padroni di un mondo cinico creato da loro ( tutti i personaggi protagonisti sono sordomuti) , e quindi un mondo violento e ricco di prepotenze e spietato bullismo verso tutti e tutto.

I ragazzi protagonisti della pellicola si chiamano appunto “The tribe” ovvero ” la tribù” si trovano in un sistema chiuso di cui loro sono i padroni e gli schiavi allo stesso momento , infatti proprio come nel regno animale la tribù segue una gerarchia ben precisa fatta dal capobranco , dal suo branco e dagli scagnozzi del branco. In questo intento di creare una “setta” per un riscontro monetario, i ragazzi coinvolgeranno gente di ogni età e sesso per creare una vera e propria organizzazione a delinquere che il più delle volte porta a situazioni tragiche.

L’opera inizia con un ambiente felice , festoso e ordinato per poi finire in una situazione di caos e violenza causata proprio da quell’ordine e quel buonismo che il mondo ” esterno ” vuole. Girato in un ambiente dove salta subito all’occhio la povertà e il degrado e quindi il disagio della società ucraina che il regista vuole denunciare . Un sistema corrotto che si fa sempre più forte nel film iniziando dall’ambiente per poi finire nei comportamenti dei protagonisti. I suoni vengono a sostituire la colonna sonora , quindi risultano essere molto più importanti rispetto ad un qualunque altro film , addirittura il respiro dei protagonisti è stato studiato ad hoc per lo scopo ,marcando per esempio effetti come l’aumento della respirazione in momenti di agitazione o strilli smorzati che fanno sembrare le scene più apatiche e quindi colpiscono lo spettatore in modo inusuale e interessante. Le inquadrature tendono sempre a descrivere l’ambiente invece che soffermarsi su un singolo protagonista , e quindi tengono un tono sempre generico e distante come a volersi allontanare per paura di essere coinvolti nella violenza del film.

In conclusione  è una bellissima esperienza cinematografica degna dello scandalo tanto amato dal nostro Pasolini, ma risulta essere estremo e impressionante per i più sensibili.’

About Daniele Condo

Vive la passione del cinema come una malattia incurabile.

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