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Le ricette della signora Toku di Naomi Kawase – Recensione film

Le ricette della signora Toku” ( o “An” titolo originale) di Naomi Kawase, è una delicata e toccante riflessione su di una storia comune, realizzata con una passione e sensibilità straordinaria. La trama ruota intorno all’incontro di tre personaggi molto diversi fra loro: Sentaro, ex alcolista (ma non proprio ex), Yoshiko, adolescente sola e Toku, vecchia saggia e vero cuore della storia. Tre protagonisti, assolutamente normali, danno vita ad una vicenda tanto semplice quanto emozionante.

Opera doverosa dove al suo interno vengono affrontati temi fondamentali: la malattia, il lavoro, la redenzione, il rapporto con la famiglia, la solitudine e l’amicizia, senza apparire ridondante o pomposa. Ogni tematica entra nella trama con grazia, non si impone prepotentemente facendo venire il magone allo spettatore, si insinua nella nostra visione facendoci riflettere silenziosamente. La sofferenza dei personaggi non è affrontata con pesantezza ma con stoica rassegnazione e coscienza di essa. L’equilibrio degli elementi fa si che non vengano mai nemmeno sfiorati gli eccessi, è una storia che tocca delicatamente tutte le corde che vuole toccare.

Le riprese lente e riflessive si armonizzano perfettamente con i dialoghi e con la narrazione. Il tutto ha un’organicità che soddisfa lo spettatore. Le interpretazioni sono perfette, particolarmente toccante è quella della protagonista Krini Kiki (Toku nel film), che senza eccedere ci fornisce un ritratto perfetto di un personaggio impossibile da non amare. La sceneggiatura è essenziale, vengono disseminate lezioni di vita e momenti che incuriosiscono il pubblico in maniera equilibrata, mantenendo viva l’attenzione.

Le ricette della signora Toku” è un film delicattissimo, in tutti i sensi. E’ delicata la storia, così come le interpretazioni o la regia. E’ curato sotto ogni punto di vista, la regista se ne prende cura così come Toku si prende cura dei suoi fagioli. Ogni passaggio è fondamentale, affrontato con pazienza ed attenzione. Lo stesso vale per lo spettatore, al quale è richiesto un alto grado di concentrazione. Nonostante l’intreccio semplice infatti è necessaria attenzione per ogni battuta e ogni inquadratura per godere a pieno di questo inno alla vita.

About Alice De Falco

Innanzitutto è fondamentale dire che prova molto imbarazzo nel descriversi in terza persona, ma cosa non si fa per la gloria. Al mondo da fine 1996, fa le scuole (come tutti) e poi le finisce (come quasi tutti), dicendo addio al liceo scientifico e ciao al magico mondo del cinema. Da grande vuole fare la regista, avere un sacco di soldi e possibilmente sposare Wes Anderson anche se è un po’ brutto.

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