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La vita è facile ad occhi chiusi – Abbiamo incontrato il protagonista Javier Camara

Arriva nelle sale italiane l’8 Ottobre,  La vita è facile ad occhi chiusi del regista David Trueba, seguitissimo in Italia come romanziere, film Trionfatore ai Premi Goya 2014 (gli Oscar del Cinema spagnolo), aggiudicatosi 6 statuette, che racconta il viaggio di un professore un pò sfigato ma dalla grande voglia di cambiamento, un ragazzo scappato di casa e una giovane donna incinta. In viaggio alla ricerca di John Lennon, ma anche e soprattutto per ribellarsi ad un ordine precostituito. Tre eroi atipici che ci condurranno alla scoperta della Spagna del Sud ancora poverissima ma pura e dalla bellezza incontrastata.

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Abbiamo incontrato a Roma, in occasione della conferenza stampa del film, il simpaticissimo e disponibilissimo protagonista de La vita è facile ad occhi chiusi, Javier Camara, volto noto per gli appassionati di Almodovar (Parla con lei, La mala education), ora sul set con Paolo Sorrentino in The Pope, la serie che si sta girando in questi giorni a Roma, e gli abbiamo posto alcune domande:

Sei un appassionato dei Beatles?

No. Devo fare inoltre una precisazione. Io sono il più piccolo della famiglia; sono nato nel ’67 mentre le mie sorelle più grandi appartengono invece al periodo Beatles. Loro all’epoca si cimentavano tutto il giorno a suonare la chitarra facendo pezzi dei fab four e per me e per tutta la mia famiglia è stato orribile. Quando poi David, amante nonché esperto dei Beatles, mi ha chiamato a fare questo film, mi ha fatto comprendere non solo la musica ma anche il significato profondo dei testi della band. E da allora adoro la musica dei Beatles, mi piace molto.

A proposito della colonna sonora ad opera di Pat Metheny e Charlie Haden. Come mai è stata scelta una musica agli antipodi di quella dei Beatles?

La produttrice del film ci ha lavorato per un anno e ha avuto problemi riguardo ai diritti sulle musiche dei Beatles, per via dei prezzi molto alti. Quasi fino all’ultimo, dopo sei settimane di girato, non si avevano i diritti. Alla fine abbiamo avuto il testo di Help! e la musica di Strawberry Fields Forever, senza la voce di John Lennon. Nel film infatti canta uno dei migliori imitatori di Lennon, perché se ci fosse stata la sua voce i prezzi sarebbero saliti alle stelle. Era dunque impossibile mettere tutte le musiche dei Beatles, la produttrice ne ha così parlato con David per scegliere un’altra opzione per la colonna sonora. E per lui la soluzione migliore, il suo sogno era Charlie Haden, anche perché suo fratello il regista Fernando Trueba è un grande estimatore e conoscitore della musica jazz. Così la produttrice ha scritto a Charlie Haden. Lui ha risposto: “io sono molto malato, ma mandami il film che voglio vederlo”. Lo ha visto e se ne è innamorato, ma era impossibilitato a farlo. Aveva proposto pezzi già editi, ma David gli disse che voleva qualcosa di nuovo per questo film. Allora Haden gli ha detto: “io ho un assistente che lavora con me, se tu vuoi”. Il nome dell’assistente era Pat Metheny. Charlie Haden morì sei/sette mesi circa dopo il film. Quando noi abbiamo vinto il Goya per la colonna sonora a Madrid, Charlie era ancora vivo, mentre Pat non era presente perché aveva dei concerti.

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La fotografia del film è davvero fantastica

È opera di Daniel Vilar che si è occupato anche della fotografia de “L’artista e la sua modella” di Fernando Trueba con un bianco e nero bellissimo, che sembra come una luce storica. È un ragazzo veramente giovane. Noi abbiamo lavorato soprattutto all’alba e al tramonto.

Come è stato il rapporto con Juan Carrión?

David ha letto della sua storia in un giornale e su questo ha scritto la sceneggiatura e dopo è entrato in contatto con un giornalista che ne aveva parlato e che gli disse che ad Almeria c’era anche un piccolo museo con tutta la corrispondenza di John Lennon con Carrion, che è durata molti anni. David ha scritto la sceneggiatura dunque, abbiamo girato la prima scena a Madrid, quella nell’istituto con il professore che insegna Help! a questo ragazzino dalla pronuncia zoppicante. In realtà tutti i ragazzini del film parlavano molto bene inglese, ma all’epoca dei fatti non si studiava a scuola se non nella capitale, Madrid o Barcellona. Dopo questa scena siamo andati a Cartagena, a duecento chilometri da Almeria, a conoscere il professore e abbiamo mangiato con lui. È l’uomo con la più grande energia che abbia mai conosciuto. Mi ha stretto la mano e mi ha fatto male. Con gli occhi azzurri come il mare, capelli bianchi, mi ha ricordato una fotografia di Avedon che ritrae Samuel Beckett, con uno sguardo bellissimo ma che sembra dirti voglio farti male. Ha mandato il suo assistente a prendere la sua agenda tutta in inglese. Poi me l’ha donata ed era una sorta di diario di viaggio. La cosa strana è che David non aveva ancora conosciuto quest’uomo quando scrisse la sceneggiatura e nemmeno sapeva come erano andati i fatti, ma tutta la storia era scritta in quel diario.

Il professore cosa ha detto del film?

Lui lo adora, anche perché dopo questo film adesso davvero tutto il mondo gli crede. La sua storia era reale ma prima del film in molti non ci credevano.

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A un certo punto il tuo personaggio dice: “voi siete la speranza del cambiamento” ma è davvero la generazione di Belén e Juanjo ad aver attuato questa transizione o ad aver portato un cambiamento è una generazione precedente a quella dei ragazzi?

Credo di sì. La propaganda nazionale, la transizione è stato il miracolo della Spagna. Credo che la vera transizione sia nata con i nostri genitori che hanno sognato per decadi come creare una nuova vita per tutte le generazioni future. Per me questa è la verità ed è un regalo dei nostri padri. La transizione era un momento, adesso la gente non ha problemi è molto contenta anche se c’è una crisi terribile, ma ha libertà, delle leggi che sono tra le più moderne del mondo, anche per gli omosessuali, per tutti. Allora ora il problema è politico. La transizione è stata buona, ma ha bisogno di un ulteriore cambiamento.

Questo film può essere d’ispirazione anche per i ragazzi di oggi?

Sì è un omaggio ai nostri padri ma può essere anche di buon auspicio per le nuove generazioni. Quella attuale non è l’epoca più dura per la Spagna, è un po’ questo il senso. Questa crisi è orribile ma i nostri genitori hanno vissuto in un’epoca più dura e difficile.

In merito al film che stai girando con Paolo Sorrentino cosa ci puoi dire?

Sorrentino mi permette di dire che sono contentissimo. Vestirò i panni di un cardinale, un cardinale con barba. Il primo della storia. Il cinema di Paolo è fantastico. Ho visto tutti i suoi film, L’uomo in più, Le Conseguenze Dell’Amore, Il Divo. Mi piace molto il modo in cui si evolvono le sue storie. Ci siamo conosciuti quindici anni fai agli European Film Awards, lui aveva vinto credo con L’Uomo in più e io con Parla con Lei. È un regista incredibile, tranquillo e concentrato. Mi piace.

 

About Federica Rizzo

Campana doc, si laurea in Scienze delle Comunicazioni all'Università degli Studi di Salerno. Web & Social Media Marketer, appassionata di cinema, serie tv e tv, entra a far parte della famiglia DarumaView l'anno scorso e ancora resiste. Internauta curiosa e disperata, giocatrice di Pallavolo in pensione, spera sempre di fare con passione ciò che ama e di amare follemente ciò che fa.

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