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Gli ultimi saranno ultimi di Massimiliano Bruno – Recensione Film

Tratto dallo spettacolo teatrale andato in scena tra il 2005 e il 2007 e con unica protagonista Paola Cortellesi, Gli ultimi saranno ultimi racconta l’Italia della provincia, di persone che fanno difficoltà ad arrivare a fine mese, della dignità del lavoro e delle contraddizioni, delle emozioni che spingono ognuno di noi ad oltrepassare limiti e confini. Un storia di “ultimi”che parla di tutti noi .

“Bisogna avere il coraggio di buttar via cose che al teatro funzionano per approcciarsi ad un linguaggio diverso che è quello cinematografico. Abbiamo dovuto raccontare ciò che accade prima nella vita dei protagonisti, cosa che al teatro non accadeva visto che lo spettacolo si svolge tutto in una notte. Mi ha emozionato sentir pronunciare le battute che ho pronunciato così tante volte da attori bravissimi.” Parla così Paola Cortellesi della differenza tra lo spettacolo teatrale e la trasposizione cinematografica, evidenziandone le sostanziali differenze. A dirigerla anche questa volta Massimiliano Bruno che, dopo il brillante esordio in Nessuno mi può giudicare e i successi a suon di box office delle commedie Viva l’Italia e Confusi e Felici, torna in sala e rischia, lanciandosi in un genere, quello drammatico, inconsueto per il suo cinema.

In verità, rilegare Gli ultimi saranno ultimi ad un solo genere cinematografico sarebbe riduttivo: il film tocca tutte le sfumature della vita: si ride, si piange, si festeggia, si soffre, ma soprattutto queste sensazioni le vivi sempre a fianco dei protagonisti che, grazie a un ottimo lavoro attoriale e di sceneggiatura, risultano molto credibili.  La verità del film è aiutata dalla scelta dell’ambiente: il posto dove vivono i protagonisti è un falso gioiellino di antica architettura, martoriato da tralicci e antenne (geniale la trovata della messa che, a causa delle antenne, si diffonde a tutte le ore del giorno e da tutti i luoghi del paese)  che ne contaminano l’ambiente, un luogo da cui chi può scappa e in cui invece chi ha dei torti nel suo passato viene spedito. E viene quasi da commuoversi di fronte alla prima immagine del paesaggio, quella in cui un bambino fruga tra i rifiuti con i tralicci di sfondo e impugna una lampada al neon che si illumina pur non essendo attaccata a niente. Finalmente una commedia italiana che sta creando delle immagini che parlano da sole.

Rimane forse dubbio il finale. Il phatos creato dalle ultime sequenze, con la musica alta ad enfatizzare i sentimenti dei protagonisti, e con il rallenty ad accentuare i movimenti e le azioni degli stessi, come a volerne evidenziare un cambiamento, si perde nell’ultima scena nella quale prevale la speranza e un “happy ending” in contrapposizione con la dura realtà evidenziata precedentemente.

Qual è il limite per ognuno di noi? Cosa spinge una persona normale ad arrivare a trasformarsi in una persona pericolosa e incontrollabile? Gli ultimi saranno gli ultimi ci consegna un ritratto spietato e compiuto di un’Italia che fatica a rimanere onesta, perché tutto il suo sistema la opprime e la costringe a scegliere, come alternativa plausibile alla disperazione, quella della rabbia e della violenza verso l’altro. Un film bello, dolceamaro, disperato, grottescamente comico che racconta questo bivio umano con molta franchezza. Un gran pugno nello stomaco raccontato con una poetica toccante e intelligente.

About Federica Rizzo

Campana doc, si laurea in Scienze delle Comunicazioni all'Università degli Studi di Salerno. Web & Social Media Marketer, appassionata di cinema, serie tv e tv, entra a far parte della famiglia DarumaView l'anno scorso e ancora resiste. Internauta curiosa e disperata, giocatrice di Pallavolo in pensione, spera sempre di fare con passione ciò che ama e di amare follemente ciò che fa.

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