Daruma View Quando ho ascoltato in conferenza stampa la storia del regista Sergio Misuraca, ho subito pensato ad un altro come lui, uno che ha trasformato una passione in un lavoro e per ultimo meno importante ha coniato il termine Pulp.
Definire il suo lavoro un capolavoro sarebbe oltre che fuori luogo anche sbagliato, ma ammettere che un giovane con tanta voglia e un idea in testa sia riuscito dove altri hanno miseramente fallito, credo sia giusto e doveroso.
Il film ruota intorno ad una trama abbastanza intuitiva, quello che rende interessante il tutto sono le situazioni, a volte paradossali e a volte no, a seconda di come l’autore vuole mostrarle. A mio modestissimo parere, questa capacità di raccontare il cinema in maniera anomala, viene proprio da una totale ignoranza di un linguaggio scolastico di tipo audiovisivo, cosa che caratterizza da sempre uno dei maestri del genere. Questo modo di approcciarsi in maniera così irruenta e mai calcolata, genera dei piccoli e propri picchi di genialità, un esempio pratico sta proprio nel finale, che non solo tende a stupire lo spettatore, ma si fa beffa anche di quelle che potrebbero essere, gerarchicamente parlando, le preferenze da dare ai personaggi. Un tripudio di situazioni affrontate in maniera alternativa che danno modo all’opera di essere catalogata in un genere, ma non di essere accostata a nessun altro esperimento di questo tipo.
Anche sul lato tecnico l’opera vanta vari punti a favore, molti dei quali sono proprio quelli che si presentano ad un autore alle prese con un budget ridotto. Quando si ha poco si fa tanto.
Spero vivamente che questo anomalo artista si immerga nuovamente in imprese del genere, e spero che il pubblico premi questa ventata d’ acqua fresca.
Che sia nato un nuovo Mr. Brown? Scopritelo dal 4 Giugno al cinema.
