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Fantasticherie di un passeggiatore solitario di Paolo Gaudio -05

Fantasticherie di un passeggiatore solitario di Paolo Gaudio – Recensione Film

In Italia il fantastico proprio non va giù ai produttori e agli esercenti cinematografici. Inoltre quando si prova ad affrontarlo la critica inizia sempre a snocciolare una serie di riferimenti esteri, e il tutto inizia ad assumere le sembianze di una farsa italiota che scimmiotta l’America. Eppure non è sempre stato così. Il fantastico in qualche modo appartiene al DNA italiano, sin dalla sua tradizione favolistica e letteraria, fino a passare per quella cinematografica che negli anni ’60 e ’70 ha visto fiorire grandi maestri e pionieri impegnati nella ricerca del fantastico e degli effetti speciali, primo fra tutti Mario Bava, senza poi contare le derivazione televisive di “Fantaghirò”. Nel presente solo un Garrone si è potuto permettere di infrangere il velo neorelista avviluppato al nostro cinema come una piovra per raccontare di orchi, di pulci giganti, di principi e di cavalieri. Ma anche “Il racconto dei racconti” non è stato capito: tutti a paragonare il film del Nostro a quelli di Jakcson, tutti a dire che gli effetti speciali di là erano meglio di quelli di qua, tutti a sentire la puzza della copia anche quando poi non ci stava…

E se il cinema maistream si arrovella su questi problemi esistenziali, ecco giungere dalle tenebre il vessillo del cinema indipendente, che da sempre appare più rilassato sulle questioni prodo-distributive. “Fantasticherie di un passeggiatore solitario” si inserisce proprio in questo filone , in questa lacuna impossibile da colmare, in cui il bisogno del pubblico di fantasticherie si infrange con il rifiuto delle produzioni nostrane.

L’opera prima di Paolo Gaudio – con tutti i suoi evidenti limiti – risulta una piccola novità in un panorama così ostile, una ventata di originalità e di freschezza, una sorpresa per chi ama il cinema di genere. Gaudio, già visto per il suo episodio in stop motion nel film corale “P.O.E. – Poetry of Eerie”, riesce a realizzare un prodotto che prima di tutto è voluto e sentito, cosa spesso difficile da trovare in progetti più grandi. La storia di “Fantasticherie di un passeggiatore solitario” è pretestuosa e tratti lacunosa, ma ciò che colpisce è la chiara idea registica, l’immaginario costruito attorno ai protagonisti, la capacità di creare un mondo fantastico partendo dal basso budget e dalle passioni del regista stesso. Interessante infatti è l’uso che Gaudio fa della stop motion, usata tal volta come mero inserto/flashback all’interno della struttura narrativa, mentre altre volte inserita come effetto speciale (aiutato dalla “Makinarium” di Leonardo Cruciano, che ha già realizzato gli effetti per il già citato film di Garrone), che ricorda per intenti un classico come “Chi ha incastrato Roger Rabbit”. Il film pertanto ci chiede di sospendere il nostro giudizio sul mondo del reale e di credere a un universo fatto di Demoni di plastilina, di dimensioni parallele, di viaggi improbabili e di freak di varia natura.

Se Gaudio ha curato la costruzione del suo immaginario in maniera maniacale e originale, forse lo stesso non ha fatto con la recitazione, che spesso appare un po’ sopra le righe, eccessivamente carica e teatrale. L’attore risulta tuttavia solo un elemento all’interno dell’opera e non l’elemento fondamentale, e la cosa non disturba in maniera eccessiva. A spiccare tra gli interpreti, soprattutto per gli amanti del cinema indipendente, è sicuramente Domiziano Cristopharo, conosciuto ai più come regista, ma che in questo caso si camuffa da stravagante venditore di paccottiglia e di cianfrusaglie.

Alla fine della proiezione di “Fantasticherie di un passeggiatore solitario” resta lo stupore per aver visto un film visivamente interessante, che strizza sicuramente l’occhio a Tim Burton ma che ha un cuore e un immaginario tutto italiano, in cui favola, senso di colpa, viaggio e meraviglia convivono indissolubilmente.

About Lorenzo Giovenga

Lorenzo Giovenga è un giovane regista italiano. Esordisce nel 2009, insieme al collega e amico Giuliano Giacomelli, col lungometraggio horror “La Progenie del Diavolo“. Insieme, sempre nel 2009, firmano anche i cortometraggi “Pianto Rosso” e “Voce dall’Inferno“. Nel 2011 fonda insieme a Giuliano Giacomelli e Lucio Zannella la Rec-Volution Lab.

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