Ci sono attori che sembrano essere nati per determinati ruoli, non per volontà divina ma solo perché il successo e la poca voglia di scommettere dei produttori cinematografici, oltre che la pigra attitudine degli spettatori nel immaginare la star di turno in un ruolo diverso, spingono un determinato attore a scegliere sempre la stessa parte per sbarcare il lunario e non essere dimenticato.
Ci sono attori che accettano tranquillamente il loro ruolo, altri che pur considerandolo scomodo continuano la loro vita come nulla fosse e poi ci sono quelli come Jannifer Aniston che da diversi anni ha espresso la volontà di voler uscire definitivamente dal compito della fidanzatina d’America. Dopo qualche performance che sfuggiva in parte dalla personaggio ritenuto ormai scomodo, la ninfomane dentista di “Come ammazzare il capo e vivere felici”, l’occasione che Jennifer stava aspettando è finalmente arrivata grazie al progetto del giovane regista e sceneggiatore statunitense Daniel Barnz, salito alla ribalta con il riuscito adattamento in chiave moderna di “Alice nel paese delle meraviglie” (“Phoebe in Wonderland” – 2008) prima di cadere nell’anonimato con “Beastly” (2011).
Con l’intento di rilanciare qualitativamente due carriere agli antipodi è nato “Cake” un film che ci racconta il dramma umano di una donna distrutta nel corpo quanto nello spirito. Con la speranza di ripercorrere quanto successo alla carriera di Matthew McConaughey con “Dallas Buyers Club”, film di tutt’altra categoria, la bella Jennifer si è gettata anima e corpo nel progetto attraverso una trasformazione ed una interpretazione fisica commovente che le è valsa una nomination come miglior attrice drammatica agli ultimi Golden Globe. Una prova di maturità artistica per una Aniston capace finalmente di scrollarsi di dosso le ragnatele del passato purtroppo affidata ad una pellicola che non scende in profondità nelle tematiche affrontate ma che preferisce galleggiare nel mare infinito dei drammi 2.0 offerti dal cinema indipendente americano. Un susseguirsi di film forgiati sul cinismo ironico e disperato dei suoi protagonisti tanto piacevoli quanto lontani dalle vere disgrazie.