Trionfatore all’ultimo Festival di Berlino, dove ha ricevuto l’Orso d’Oro alla carriera, Wim Wenders torna dietro la cinepresa con Ritorno alla vita, (Every things will be fine), che racconta dodici anni della vita di Tomas, uno scrittore americano in piena crisi creativa, interpretato da un James Franco perennemente in trance.
Il cinema di Wim Wenders è sempre stato personalissimo, forte, con una carica ermetica capace di attrarre e di attuare un’operazione d’immersione. Un cinema anche misurato ed essenziale nel filmare l’astrazione del sentimento. Caratteristiche che, in Ritorno alla vita non riescono ad emergere. Si rimane sgomenti di fronte alla banalità dei dialoghi, al fluire piatto degli eventi narrativi e alla lentezza accentuati dal 3D utilizzato in chiave esistenziale. Wenders lo aveva già utilizzato nel 2011 in Pina con grande successo, uno degli esperimenti più sensuali in quel formato. Qui risulta difficile comprenderne la scelta. Si tratta di un dramma intimo in cui l’azione si svolge in salotti, uffici, bar e automobili. L’uso del 3D crea un disorientamento spaziale ed emozionale. L’abisso che separa un volto dalla sua riflessione, o due in procinto di essere amanti estranei gli uni dagli altri, appare quasi infinita.
Quattro sono le donne con un ruolo fondamentale nella vita di Tomas: Sara, la prima che incontriamo, una Rachel McAdams che si fatica a riconoscere; kate, una Charlotte Gainsbourg spaesata, che incontrerà Tomas solo un paio di volte ma le loro vite procederanno parallele e nello stesso tempo intrecciate a causa dell’evento traumatico che hanno vissuto insieme; e infine Ann (Marie-Josée Croze) la nuova compagna di Tomas con sua figlia Mina, presenza molto forte nel film fin da quando era solo una bambina. Tutte e quattro le figure femminili hanno un atteggiamento più diretto e spontaneo nell’affrontare i conflitti e di conseguenza tutte costringeranno Tomas a uscire dal suo guscio.
Non aiutato da un montaggio altalenante e dalle azioni assolutamente incoerenti, incomprensibili e illogiche dei personaggi, Ritorno alla vita procede sbandando, irrigidito in un 3D asfissiante, senza meta. Il tono cupo in cui gli eventi prendon forma, insieme con la natura circolare delle interazioni dei personaggi, ne rende difficile la comprensione e la fruizione.